Messa per i pellegrini dell'Oftal nella Grotta delle Apparizioni a Lourdes
Un fiume che non sembra aver mai fine. È la processione di barelle e carrozzine che
al termine della Messa celebrata da mons. Erminio De Scalzi, vicario della diocesi
di Milano, vengono introdotte al luogo più sacro di Lourdes: la Grotta delle Apparizioni.
Ed è lì che è possibile cogliere in maniera tangibile la profondità della fede dei
malati, dai loro sguardi e dalle mani che toccano quella roccia. È questa una delle
immagini che più colpiscono rispetto al tradizionale pellegrinaggio organizzato dall’Oftal
(Opera Federativa Trasporto Ammalati a Lourdes) nel mese di settembre, che vede la
presenza presso il Santuario dei Pirenei di quasi 2.500 persone, tra malati, dame,
barellieri, medici, infermieri oltre che sacerdoti. Quest’anno un ulteriore segno
è dato dalla presenza numerosa (circa 200 persone) di assistiti dalla Fondazione Don
Gnocchi, guidati dal presidente generale mons. Angelo Bazzari. Occasione, questa,
di ringraziamento - a quasi un anno di distanza - della beatificazione di Don Carlo.
Ed ecco, infatti, apparire a fianco del labaro dell’Oftal, quello della Fondazione
con il volto sorridente di don Carlo. Come ha ricordato mons. De Scalzi - nel corso
della prima cerimonia Oftal, detta dell'accoglienza, in quanto occasione durante la
quale viene accolto il personale (in questo caso più di 200), alla prima esperienza
di pellegrinaggio a Lourdes – “per molti il pellegrinaggio stesso è un appuntamento
irrinunciabile per la propria vita. Per tutti – ha poi proseguito il presule - la
Madonna ha in serbo una grazia particolare che forse si scoprirà solo al termine del
pellegrinaggio”. I segni di Lourdes, il silenzio, l’ascolto fraterno tra malati e
volontari, l'Eucaristia e la confessione: tutti momenti che portano ad interrogarsi
rispetto a quale momento della propria esistenza avviene questo pellegrinaggio. Tanti
e diversi sono i motivi per i quali si viene a Lourdes, ma per mons. De Scalzi tre
sono i doni che ritiene importanti per il proprio cammino: affidare a Maria la propria
vita di fede; l’incontro con lo sguardo di chi soffre, che costringe a domandarsi
su quel dolore innocente (ed è per questo che a Lourdes l'uomo matura in umanità);
infine l'esperienza che a Lourdes si vive in maniera tangibile di riscoperta della
Chiesa universale. Nel corso dell’omelia pronunciata durante la Messa nella Grotta,
mons. De Scalzi ha tratto spunto dal brano del Vangelo delle Nozze di Canaa per richiamare
l'attenzione su Maria, lei che è stata capace ed attenta alle tante necessità, come
nel caso del vino, elemento essenziale per la gioia del banchetto nuziale. Spesso
oggi i cristiani sono cristiani in chiesa, ma fuori appaiono incoerenti, uguali in
tutto e per tutto a chi non crede. Per questo, per mons. De Scalzi, non è l'islam
il problema, ma i cristiani che non sono più cristiani. Il più grande miracolo evidente
a Lourdes è trovare gioia nel credere anche nel dolore. A Lourdes l’invito di Maria:
“Fate tutto quello che vi dirà”. Il suo messaggio a Bernadette è un richiamo a Cristo,
suo Figlio. Ecco perché per mons. De Scalzi non è necessario - come oggigiorno spesso
avviene - rifugiarsi in devozioni secondarie. Qui a Lourdes tutto porta a una maggiore
conoscenza di Gesù. Come avverrà nel pomeriggio di oggi nel corso di uno dei momenti
più solenni ed attesi della vita del santuario transalpino, la processione eucaristica
che vedrà protagonista l'Oftal ambrosiana. (Da Lourdes, Edoardo Caprino)