2010-09-17 10:18:35

La lotta alla fame in Africa passa per la democrazia


La nuova impostazione della cooperazione
di Pierluigi Natalia (Osservatore Romano)

L'affermazione della democrazia è per l'Africa non solo una prospettiva di pace, ma anche un sostegno fondamentale per la lotta alla fame. In questo senso vanno letti non solo i risultati recenti raggiunti da Paesi dove processi democratici sono stati in qualche modo avviati dopo decenni di autocrazie o di dittature militari, ma anche i termini di una nuova impostazione della cooperazione internazionale, soprattutto da parte europea.
Un esempio significativo viene dallo Zimbabwe, dove è migliorata la sicurezza alimentare, dopo gli sforzi profusi nel settore agricolo dal Governo di unità nazionale insediato due anni fa e grazie al sostegno delle organizzazioni internazionali, che hanno garantito un finanziamento di sessanta milioni di euro. I due aspetti sono sottolineati in un rapporto appena diffuso sulla missione congiunta realizzata a giugno nello Zimbabwe dalla Fao, l'agenzia delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura e dal Programma alimentare mondiale (Pam) dell'Onu. Secondo gli esperti della Fao e del Pam, la superficie coltivata a mais è cresciuta nel 2010 del 20 per cento rispetto all’anno precedente, raggiungendo il livello più alto degli ultimi trent'anni, mentre i raccolti hanno superato un milione e 350.000 tonnellate, il triplo rispetto a due anni fa. Nonostante questo aumento di produzione agricola, il rapporto nota che nello Zimbabwe ci sono ancora più di un milione e mezzo di persone, su una popolazione complessiva di quasi 13 milioni, bisognose di assistenza alimentare a causa dei prezzi troppo alti. Definito un tempo il granaio dell’Africa, dal 2001 lo Zimbabwe ha conosciuto stagioni di grave siccità, e a peggiorare la situazione hanno contribuito una cattiva gestione delle terre e le sanzioni imposte da Stati Uniti e Gran Bretagna.
Nelle stesse ore in cui veniva diffuso il rapporto sullo Zimbabwe, la Commissione europea sbloccava circa quindici milioni di euro per il Niger, il paese del Sahel più colpito dalla crisi alimentare che interessa almeno dieci milioni di abitanti della regione. I nuovi fondi sono destinati, tra l’altro, all’acquisto di alimenti sufficienti ad arginare l’emergenza fino al prossimo raccolto. L'annuncio dei nuovi fondi, che portano a 54 milioni di euro il contributo erogato dall'Unione europea dall'inizio dell'anno, è arrivato in un periodo particolarmente critico per il Niger, dove si stimano a sette milioni, circa la metà della popolazione, le persone in situazione di insicurezza alimentare, per metà in necessità di assistenza immediata. Un ostacolo al sostegno internazionale viene proprio dalla situazione politica in Niger, un Paese sospeso dagli organismi regionali in seguito al colpo di Stato militare che in febbraio ha destituito il contestato presidente Mamadou Tandja.
Alla luce di una valutazione democratica va letto anche l'annuncio che si profila una contrazione dei contributi dei donatori internazionali al bilancio dell’Uganda, a causa di preoccupazioni crescenti per casi di corruzione e per la «mancata volontà di affrontare la questione ad alto livello», come si legge in una nota diffusa dal Joint Budget Support Development, l'organizzazione di donatori per l'Uganda che comprende Commissione europea, Gran Bretagna, Germania, Danimarca, Belgio, Irlanda, Norvegia, Olanda, Austria e Svezia, oltre alla Banca mondiale.
Il presidente ugandese Yoweri Museveni, al potere da 24 anni, ha rivendicato in più occasioni la crescita economica del Paese nell'ultimo decennio, ma al tempo stesso non ha fornito risposte giudicate convincenti alle accuse di peggioramento dei servizi pubblici e soprattutto di diffusa corruzione. A marzo i donatori avevano affermato che la pratica è diventata endemica e che il rifiuto del Governo di perseguirla ha favorito una cultura dell’impunità. A giugno l’Uganda ha annunciato l’aumento del 16 per cento della spesa pubblica, portata a 3,3 miliardi di dollari per il biennio 2010-2011. Un quarto della somma dovrebbe provenire da prestiti internazionali e appunto da sovvenzioni del Joint Budget Support Development, originariamente previste per 360 milioni di euro e che ora saranno ridotte di almeno il 10 per cento.
Tra gli altri esempi di cooperazione internazionale all'autosufficienza alimentare africana annunciati in questi giorni, c'è la collaborazione avviata dalla Fao con la Coalizione per lo sviluppo della risicoltura in Africa (Card), con l’obiettivo di aumentare la produzione del riso nel continente entro il 2018. La Card, con sede ad Accra, in Ghana, fu costituita nel 2008 durante la iv Conferenza di Tokyo sullo sviluppo dell’Africa, che si incentrò proprio sul sostegno agli sforzi dei Paesi africani per l’aumento della produzione di riso.







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