2010-09-17 13:14:15

Il Papa ai giovani della St. Mary’s University: cercate in Dio la vera felicità


Mirate a cose grandi, crescete in santità: è l’esortazione di Benedetto XVI ai giovani del Regno Unito, rivolta stamani nella visita alla St. Mary’s University College nel quartiere londinese di Twickenham. L’incontro del Papa, dedicato al mondo dell’educazione, è stato trasmesso via Internet in tutte le scuole cattoliche britanniche. Tanti i bambini che hanno potuto salutare il Papa di persona all’entrata del college, in un clima di grande gioia. Nell’occasione della visita, a cui ha preso parte anche il ministro dell’Istruzione britannico, è stata inaugurata la Fondazione “Giovanni Paolo II” per lo Sport. Il Papa ha inoltre benedetto una struttura sportiva che verrà utilizzata nelle Olimpiadi di Londra 2012. Dalla capitale inglese, il servizio del nostro inviato Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

(Canti dei giovani)

Una festa per celebrare i giovani e l’educazione cattolica: è lo spirito che ha animato la visita di Benedetto XVI stamani alla St. Mary’s University a Twickenham. Un evento nel quale il Papa ha ribadito la responsabilità delle scuole cattoliche verso i ragazzi loro affidati. In una mattinata londinese piena di sole, il Papa è stato accolto con entusiasmo da 4 mila studenti riuniti nel campo sportivo del college. Affetto contraccambiato dal Santo Padre che, nel suo discorso, preceduto da alcune testimonianze, ha esortato i giovani a puntare in alto nella loro vita:

“What God wants most of all for each one of you…”
“La cosa che Dio desidera maggiormente per ciascuno di voi – ha detto – è che diventiate santi. Egli vi ama molto più di quanto voi possiate immaginare e desidera per voi il massimo”, cioè “crescere in santità”. Quando si è giovani, ha proseguito, “si è soliti pensare a persone che stimiamo e ammiriamo, persone alle quali vorremmo assomigliare”. A volte, ha detto, “potrebbe essere qualcuno di famoso”, giacché “viviamo in una cultura della celebrità ed i giovani sono spesso incoraggiati ad avere come modello figure del mondo dello sport o dello spettacolo”. Ma “quale tipo di persona vorreste davvero essere?”, ha chiesto il Papa ai ragazzi ed ha aggiunto: “Quando vi invito a diventare santi, vi sto chiedendo di non accontentarvi di seconde scelte”:

“I am asking you not to pursue one limited goal…”
“Vi sto chiedendo – ha ribadito il Papa - di non perseguire un obiettivo limitato, ignorando tutti gli altri”. Avere soldi, ha detto, “rende possibile essere generosi e fare del bene nel mondo, ma, da solo, non è sufficiente a renderci felici”. Né basta avere successo nello sport o nel lavoro per essere felici. “La felicità – ha constatato – è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio”.

“We need to have the courage to place our…”
“Abbiamo bisogno – ha affermato – del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore”. Dio, ha aggiunto, ci invita a rispondere al suo amore, “desidera la vostra amicizia”. Un’amicizia che cambia la vita, che rende consapevoli quanto l’egoismo e l’avidità siano tendenze distruttive. Incontrando Dio, ha proseguito, “incominciate a provare compassione per quanti sono in difficoltà e desiderate fare qualcosa per aiutarli”. Quando queste cose iniziano a starvi a cuore, ha soggiunto, “siete già pienamente incamminati sulla via della santità”. Quindi, soffermandosi sul percorso scolastico, ha invitato i giovani a ricordare sempre che ogni materia di studio si inserisce in un orizzonte più ampio:

“We need good historians and philosophers and economists…”
“Il mondo – è stata l’esortazione del Papa – ha bisogno di buoni storici, filosofi ed economisti”. Ha bisogno di buoni scienziati, ma una prospettiva scientifica diventa pericolosamente angusta, se ignora la dimensione etica e religiosa della vita, così come la religione diventa angusta, se rifiuta il legittimo contributo della scienza alla nostra comprensione del mondo”. Il Papa ha concluso il suo discorso sottolineando che una scuola cattolica deve incoraggiare la conoscenza ed amicizia con Dio come anche l’amicizia con i membri di altre tradizioni religiose:

(Canti)

Prima del discorso ai giovani del college, il Papa si era rivolto - nella Cappella universitaria - a 300 religiosi impegnati nell’educazione cattolica. Benedetto XVI ha espresso particolare apprezzamento per coloro il cui impegno è “garantire che le nostre scuole assicurino un ambiente sicuro per i bambini e i giovani”:

“Our responsibility towards those entrusted to us for their…”
“La nostra responsabilità verso coloro che ci sono affidati per la loro formazione cristiana – ha affermato – non richiede nulla di meno”. Inoltre, ha rilevato, “la vita di fede può essere effettivamente coltivata solo quando l’atmosfera prevalente è di una fiducia rispettosa e affettuosa”. Ed ha auspicato che “questo possa continuare ad essere un segno distintivo delle scuole cattoliche” del Regno Unito. Il Papa non ha mancato di soffermarsi sul ruolo dell’insegnante, ribadendo che l’educazione “non può mai essere considerata come puramente utilitaristica”:

“It is about forming the human person…”
“Riguarda piuttosto – ha detto – formare la persona umana, preparare lui o lei a vivere la vita in pienezza – in poche parole riguarda educare alla saggezza”. E “la vera saggezza”, ha sottolineato, “è inseparabile dalla conoscenza del Creatore”. Il Papa ha anche rivolto il pensiero alla “presenza dei religiosi nelle scuole cattoliche”, che rappresenta “un forte richiamo all’ampiamente discusso carattere cattolico, che è necessario permei ogni aspetto della vita scolastica”. Questo, ha detto, “riporta all’evidente esigenza che il contenuto dell'insegnamento dovrebbe essere sempre in conformità con la dottrina della Chiesa”. Il Santo Padre ha infine citato con gratitudine l’opera di Mary Ward, ricordando come anche lui, da ragazzo, sia stato educato dalle suore della congregazione delle “Dame inglesi”, fondata nel XVII secolo dalla Venerabile inglese.







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