Chiuse le miniere nel Kivu. La denuncia dei missionari
Il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, ha annunciato
la sospensione delle attività di estrazione mineraria nella zona del Kivu. Su questa
regione, ricchissima di preziose risorse, si concentrano gli interessi di multinazionali
occidentali, di Uganda, Ruanda e Burundi e di molti gruppi ribelli. I missionari saveriani
esprimono perplessità sulla decisione adottata, affermando che in questo modo si colpiscono
solo le fasce più povere della popolazione, che, dall’estrazione dei minerali, ricavano
il minimo sufficiente per vivere. Sono altre, dunque, le misure da adottare. Lo conferma
il padre saveriano, Antonio Trettel, da anni missionario a Bukavu. L’intervista
è di Giancarlo La Vella:
R. –
L’idea è buona, ma lascia molta perplessità: dopo tante guerre, tante
lotte, scatenate proprio per mettere ordine, perché adesso improvvisamente si decide
di chiudere le miniere? In questo modo saranno i più deboli che ancora una volta soffriranno.
Non serve mandare via dalle miniere tutta la gente che faceva il suo povero lavoretto
e aveva il suo esiguo guadagno, rivendendo il frutto dell’estrazione alle grandi compagnie,
che sono loro poi ad avere il guadagno più cospicuo.
D. – Chi gestisce
le miniere in Congo?
R. – Praticamente qui nell’est c’è una confusione
grande. Ogni gruppo ribelle ha una miniera. Tutto il materiale estratto passa poi
per il Rwanda. Quindi, vuol dire che il Rwanda non ha nessun interesse a mettere fine
a questo stato di cose. Solo la pace metterebbe un po’ di ordine e darebbe un po’
di sicurezza anche alla gente, dando allo Stato la possibilità di gestire autonomamente
le ricchezze del Paese.
D. – I proventi delle estrazioni minerarie,
chi e che cosa vanno a finanziare?
R. – Vanno a finanziare le grandi
multinazionali, le guerre, che continuano qui nell’est del Congo, vanno a finanziare
i politici corrotti del Congo. Praticamente tutti ne ricavano frutto, perché è un
flusso enorme di minerali, anche preziosi e ricercatissimi. E’ una cosa scandalosa
e vergognosa.
D. – Che cosa manca per raggiungere la pacificazione nel
Paese e qual è il ruolo di voi missionari?
R. – Noi missionari purtroppo
possiamo solo gridare nel deserto e rendere cosciente la gente e questa coscienza
critica può dare voce alla miseria. Allora che cosa manca? Manca la volontà politica
di vedere chiaro che cosa è successo: qua i genocidi e le stragi sono stati fatti
in nome della ricchezza enorme che c’è e di cui l’Occidente, le multinazionali e l’industria
mondiale hanno bisogno. Quindi, ci vorrebbe una volontà politica di pace, di chiarezza,
di giustizia e allora verrebbe anche la riconciliazione e il benessere.