2010-09-15 16:17:13

Moratoria degli insediamenti ebraici ai negoziati israelo-palestinesi


Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente palestinese Mahmoud Abbas “si stanno occupando delle questioni più serie, stanno affrontando i temi chiave”. Lo ha detto stamani il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, nel corso dei negoziati israelo-palestinesi, che sono ripresi oggi a Gerusalemme, dopo l’intensa giornata di ieri a Sharm el Sheikh. La ripresa dei colloqui è stata accompagnata dal lancio di diversi colpi di mortaio dalla Striscia di Gaza, che sono caduti in territorio israeliano senza provocare né’ vittime ne’ danni. Uno dei punti al centro dell’incontro è il nodo della moratoria sugli insediamenti ebraici. Antonio Ferrari, inviato speciale ed editorialista del Corriere della Sera, al microfono di Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. - Il 26 finisce questa moratoria che i palestinesi, gli americani e gli egiziani vogliono che continui. Il governo di Israele e soprattutto l’estrema destra israeliana insistono per il contrario. C’è un aspetto tutto sommato non del tutto negativo e riguarda soprattutto i palestinesi, perché i palestinesi - come ha detto e ha sottolineato Abu Mazen - alla fine cosa potrebbero fare? Se si arriva entro l’anno a qualche risultato bene, altrimenti i palestinesi potrebbero sempre a quel punto dire: allora noi ci prepariamo a dichiarare lo Stato. E gli americani potrebbero passare il tutto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Dall’altra parte, però, anche Israele e Netanyahu possono avere un piccolo vantaggio: Netanyahu, pure se non ci fosse stata la possibilità di questi colloqui, avrebbe dovuto comunque affrontare gravissimi problemi di stabilità politica interna. Il fatto che questi colloqui vadano avanti potrebbe in qualche misura consentirgli di sopravvivere alla crisi politica per un altro anno.

D. - Quanto pesano le minacce di Hamas di proseguire la lotta, nonostante le trattative in corso?

R. - Indubbiamente pesano. Gli sforzi diplomatici dell’Egitto per rimettere assieme le due componenti palestinesi sono stati per il momento sterili. Certo, Hamas minaccia attentati, ma io credo che qui il coraggio di chi ha voluto riprendere i colloqui dopo due anni di gelo, sia un coraggio che dovrebbe ereditare almeno una cosa importante del pensiero di Yitzhak Rabin, primo ministro di Israele ucciso da un estremista ebreo nel ’95. Rabin diceva: “Bisogna negoziare, facendo finta che il terrorismo, che gli attacchi, che le violenze non esistano, e combattere il terrorismo e le violenze come se il negoziato non esistesse”.








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