2010-09-15 14:59:07

Dibattito al Parlamento Europeo sulla Caritas in veritate di Benedetto XVI


L’Enciclica del Papa discussa al Parlamento Europeo. E’ quanto è accaduto ieri. A Bruxelles, infatti, si è svolta la conferenza, organizzata dal Gruppo Popolare Europeo, dal titolo “Caritas in veritate, dalla prospettiva della Politica, dell'Economia e della Teologia”. Fausta Speranza ha chiesto a Mario Mauro, capogruppo del Pdl a Strasburgo, che cosa sia emerso dal dibattito:RealAudioMP3

R. – Innanzitutto è emerso che la “Caritas in veritate” è un’enciclica politica. Mi spiego: l’incipit della “Caritas in veritate” recita che la carità nella verità è un formidabile strumento di promozione della persona umana. Dunque, se teniamo a mente quanto diceva nella “Populorum Progressio” Paolo VI, e cioè che la politica è la più alta forma di carità, potremmo leggere l’Enciclica in questa particolare chiave, e cioè: la politica nella verità è uno strumento formidabile di promozione della persona umana. E dico questo perché non c’è pagina dell’Enciclica che, in qualche modo, non sia un giudizio su come facciamo politica e su come il fare politica possa tramutarsi nello strumento più adeguato per la realizzazione del bene comune.

D. – Se, dunque, la carità cristiana non si qualifica come un atteggiamento sentimentale ma come una proposta di umanizzazione delle relazioni sociali, diventa evidente che lo sviluppo o è umano o non è sviluppo: è così?

R. – Questo non solo è vero, ma è drammaticamente vero. Faccio degli esempi, perché è bene entrare nel concreto. E’ vero che abbiamo fatto una riflessione antropologica e filosofica, ma ne abbiamo fatta anche una economica e sociale. E proprio per essere concreti, val la pena ricordare che tra i grandi pericoli che minacciano l’uomo contemporaneo un formidabile attacco in chiave sia antropologica che sociale ed economica viene alla persona umana dal relativismo. E’ qualcosa che considero al pari dei fondamentalismi ideologici, cioè di quelle ideologie che nel Novecento hanno preso la forma di mostruosità fatte in nome del popolo (penso ai comunismi e ai fascismi e ai nazismi) e che, sul finire del secolo, si sono ammantate di tensione religiosa (penso al fondamentalismo islamico che prende Dio come pretesto per un progetto di potere ma anche penso alla tecno-scienza, in cui è l’uomo che si fa Dio per dettare la propria legge alla realtà). Tornando al relativismo, voglio spiegare che non intendo che l’atteggiamento razionale del relativizzare rappresenti un pericolo tout-court per l’uomo ma è pericoloso quello che accade quando il relativismo diventa ideologia. I numeri del relativismo sono impressionanti: un aborto ogni 27 secondi nella nostra società europea; 10 milioni di divorzi che pesano su 15 milioni di figli e una popolazione oltremodo vecchia che fa sì che un Paese solo come la Turchia, o come l’Egitto, abbia più della metà dei giovani dell’Unione Europea… Questi sono i numeri del relativismo, cioè di una concezione in cui si è persa la speranza di costruire: non c’è nulla per cui valga la pena vivere, non c’è una verità per cui impegnarsi e questo ha come conseguenza che ad una generazione mancano le ragioni per metter su casa, metter su famiglia, mettere al mondo dei figli … La società si irrigidisce e declina, e questo è forse il giudizio più importante che sentiamo venire dall’Enciclica.

D. – Onorevole Mario Mauro, che significa portare un’Enciclica del Papa nell’emiciclo del Parlamento europeo?

R. – Significa sfidare, appunto, una mentalità invecchiata in cui si è fatta moda e mentalità dominante una concezione del potere che pensa di poter fare a meno dell’uomo. Io credo che questa iniziativa abbia dato a noi molto coraggio: ci siamo accorti che le cose di cui parla il Papa sono le cose di cui non solo in astratto il mondo contemporaneo ha bisogno, ma di cui hanno bisogno anche le nostre istituzioni che – non dimentichiamolo – sono nate per un patto che vuole garantire pace e sviluppo. Allora, chi nasce con questa origine non può non riconoscere nelle parole del Papa una proposta onesta e imponente di un percorso di bene per l’umanità intera.

D. – In particolare che cosa significa aver letto la “Caritas in veritate” nell’Anno europeo contro la povertà? Dal punto di vista concreto, significa un impulso in più?

R. – Certo, perché la nostra strategia sulla povertà è una strategia di sviluppo che passa attraverso non semplicemente un’iniziativa di condivisione di risorse maggiori che vengono dai Paesi più ricchi, ma passa attraverso la promozione della persona. E’ la persona che diventa protagonista: del proprio tempo, del proprio Paese che magari è martoriato dalle difficoltà economiche ma in cui, grazie all’educazione in cui la fede ha un ruolo rilevante, c’è la forza di affrontare i problemi e di venirne a capo.







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