Cile. Sciopero della fame degli indios mapuches: l'intervento della Chiesa
Nelle prossime ore, secondo la stampa locale, dovrebbe essere formalizzata la mediazione
della Chiesa cattolica cilena nel grave conflitto sociale, che si trascina da 65 giorni,
e del quale sono protagonisti 34 aborigeni "mapuches" i quali da oltre due mesi sono
in sciopero della fame per chiedere di essere processati con le leggi ordinarie rifiutando
giudizi presso tribunali militari con l'applicazione della legge antiterrorismo. I
mapuches, accusati di violazione dell'ordine pubblico e di atti terroristici, sono
stati arrestati da diversi mesi nel corso di manifestazioni di protesta contro ciò
che ritengono usurpazione delle proprie terre. Ieri, mons. Ricardo Ezzati, Andrello,
arcivescovo delle città di Concepción, una delle regioni dove c'è una forte presenza
di "mapuches", ha già incontrato alcuni degli scioperanti e successivamente Rodrigo
Hinzpeter, ministro degli Interni del governo cileno. Il Segretario della presidenza
della Repubblica, Cristián Larroulet, al termine del vertice ha detto che "il governo
del presidente Pinera desidera ringraziare mons. Ezzati per la sua disponibilità e
volontà ad agire come mediatore nei colloqui con alcuni nostri fratelli in sciopero
della fame e auspica che questo possa finire il più presto possibile". Da parte sua
il presule ha voluto "ringraziare per il fatto che le autorità abbiano dato ascolto"
alla sua richiesta, e di tutti i vescovi cileni, "nel senso di aprire quanto prima
una via di dialogo". La decisione governativa di aprire una trattativa con gli scioperanti
- ha osservato mons. Ezzati – “è una espressione della possibilità che esiste tra
noi quando dobbiamo affrontare problemi gravi”. Ora – ha affermato ancora l’arcivescovo
- occorre un “un gesto da parte dei nostri fratelli mapuches che secondo me dovrebbero
fermare questo sciopero della fame" per avviare così "con serenità e senza pressioni
il dialogo e la trattativa". Ieri stesso l’arcivescovo di Concepción è tornato in
città, 500 chilometri a sud di Santiago, per formalizzare la sua mediazione. Intanto,
sempre ieri, alcuni deputati che avevano dichiarato anche loro uno sciopero della
fame in solidarietà con i mapuches, hanno deciso di sospendere la protesta per non
accrescere le tensioni, contribuire a creare un clima di dialogo, e anche perché fiduciosi
della partecipazione della Chiesa cattolica nel negoziato . Il compito di mons. Ezzati
non si presenta facile secondo gli analisti cileni. Da un lato il clima di sfiducia
che si è andato creando è molto forte e i mapuches non si fidano più di nessuna promessa.
Dall’altro l’accoglimento di molte delle richieste degli scioperanti richiede la modifica
di alcune leggi e addirittura una discussione parlamentare dell’impianto generale
della legge contro il terrorismo. (A cura di Luis Badilla)