A Santiago de Compostela il II Congresso mondiale di Pastorale dei pellegrinaggi
e santuari
Un’occasione per mettere a confronto le proprie esperienze, e scoprire così, attraverso
la conoscenza di realtà vicine, nuove modalità di approccio pastorale con i pellegrini,
nel rispetto della caratteristica di universalità che è propria della Chiesa. Con
questo spirito si aprirà il 27 settembre prossimo a Santiago de Compostela il II Congresso
mondiale di Pastorale dei pellegrini e dei santuari, che si chiuderà tre giorni dopo,
il 30 settembre. A organizzare l’evento è il Pontificio Consiglio della Pastorale
per i migranti e gli itinerari, in collaborazione con l’arcidiocesi di Santiago. Il
congresso, che segue di 18 anni il primo che si svolse a Roma nel 1992, avrà luogo
a Santiago in occasione dell’Anno compostelano, che culminerà con la visita di Benedetto
XVI che sarà nella città galiziana nel novembre prossimo. Il sottosegretario del Pontificio
Consiglio, padre Gabriele Bentoglio, in un documento di presentazione scrive che i
250 partecipanti tra vescovi, sacerdoti e laici, rappresentanti di santuari provenienti
da 75 Paesi del mondo, visiteranno il centro storico della città con l’ufficio del
pellegrino ed effettueranno un pellegrinaggio giubilare alla cattedrale dove assisteranno
alla celebrazione presieduta dal vescovo di Santiago, mons. Juliàn Barrio Barrio,
in occasione della quale il presidente del Pontificio Consiglio, mons. Antonio Maria
Vegliò, rivolgerà la tradizionale invocazione all’Apostolo Giacomo. I lavori veri
e propri, invece, si terranno nel Palazzo dei Congressi e delle esposizioni di Galizia,
in cui i partecipanti lavoreranno divisi per gruppi linguistici: il brano evangelico
scelto per guidare le riflessioni sui temi del cammino, dei pellegrini, della Parola,
della celebrazione, della carità e del ritorno, all’insegna dello slogan “Egli entrò
per rimanere con loro”, è i discepoli di Emmaus. Particolarmente attese, inoltre,
le testimonianze dei delegati provenienti da zone difficili, come il vescovo ausiliare
di Baghdad, in Iraq, il rettore del Santuario di Gikungo in Burundi, l’arcivescovo
primate di Cuba e il vice-superiore della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
Gli obiettivi che si prefiggono gli organizzatori, specifica padre Gabriele Bentoglio,
sono ricreare quell’atmosfera di grande comunione ecclesiale, incoraggiare i sofferenti
per mancanza di libertà e sostenere con fiducia tutti i delegati nell’importante opera
che svolgono in tutti i continenti e far crescere la consapevolezza che il pellegrinaggio
riveste il ruolo di grande risorsa di fede e cultura, in quanto risponde alle domande
fondamentali della vita e fa riscoprire la spiritualità cristiana e la familiarità
con la dimensione trascendente dell’esistenza e della divina Redenzione. Padre Bentoglio,
infine, ha ripreso le parole di Benedetto XVI in occasione dell’apertura dell’Anno
santo compostelano, in cui definì il pellegrinaggio “un’opportunità particolare affinché
i credenti riflettano sulla loro genuina vocazione alla santità di vita, s’impregnino
della Parola di Dio che illumina e interpella e riconoscano Cristo”. (A cura di
Roberta Barbi)