Violenze anticristiane dopo le minacce di bruciare il Corano
Dopo la rinuncia del pastore Terry Jones, che nei giorni scorsi aveva minacciato di
dare alle fiamme una copia del Corano l’11 settembre, giorno del nono anniversario
dell’attacco alle Torri Gemelle, in molti Paesi asiatici si sono verificate violenze
contro i cristiani. Il gesto, condannato dalla Santa Sede come “grave oltraggio”,
è stato comunque messo in atto da due pastori americani e da un docente australiano.
I dettagli nel servizio di Roberta Barbi:
Non è servita
la pubblica rinuncia del pastore Jones a bruciare il Corano nel giorno dell’anniversario
dell’attacco al World Trade Centre: le temute violenze anticristiane che sarebbero
potute scaturire da questo gesto, si sono puntualmente verificate, anche perché qualche
rogo del Corano, in realtà c’è stato. Nella città americana di Springfield, infatti,
due pastori hanno dato alle fiamme il libro sacro dell’islam e lo stesso ha fatto
un docente australiano, che ha bruciato anche la Bibbia e poi ha messo il video su
Internet. Immediata la risposta dei gruppi estremistici: in India alcuni fondamentalisti
islamici del Kashmir, al grido di morte “contro gli Stati Uniti” e “contro tutti i
dissacratori del Corano”, hanno incendiato una scuola missionaria nel villaggio di
Tangmarg, a 40 chilometri dalla capitale Srinagar. In Pakistan una bomba, ancora non
rivendicata da nessun gruppo estremista, è esplosa nei pressi della chiesa luterana
di San Paolo, nell’area di Mardan, uccidendo un agente della polizia locale e ferendo
due persone. L'edificio appartiene alla Chiesa del Pakistan, unione di quattro confessioni
cristiane protestanti: luterana, metodista, anglicana e presbiteriana, comunità che
si sono attivate prontamente per portare aiuti alla popolazione alluvionata del Paese.
Due vittime si contano anche nella provincia di Logar, in Afghanistan, nel corso di
scontri a fuoco tra manifestanti e forze dell’ordine. In Indonesia, inoltre, un pastore
protestante a guida della comunità cristiana di Pondonk Bekasi est, è stato accoltellato
da un commando formato da otto persone. Il pastore versa in condizioni critiche, la
sua assistente ha riportato ferite lievi da arma da taglio. Ma ci sono anche notizie
positive: a Kirkuk, in Iraq, la pronta condanna dei cattolici al rogo del Corano ha
rafforzato l’amicizia tra cristiani e musulmani: molti imam, infatti, hanno letto
nelle moschee il messaggio di solidarietà dell’arcivescovo della città, Louis Sako.
Sulle
motivazioni di questi nuovi episodi anticristiani, in particolare in Kashmir, legati
alla vicenda del rogo del Corano, Giancarlo La Vella ha intervistato Camille
Eid, esperto di rapporti con l’Islam del quotidiano Avvenire:
R. – L’attacco
di oggi in Kashmir è una “novità”, perché il conflitto riguarda soprattutto indù e
musulmani. Sappiamo che in India, comunque, ci sono stati degli attacchi contro i
cristiani, ma non da parte della comunità musulmana. Invece, questo attaccarsi ai
cristiani, nel Kashmir, è una novità, in quanto i cristiani, in fin dei conti, costituiscono
una minoranza in questa provincia.
D. – Come mai in questi Paesi ha
avuto più risonanza la notizia diffusa dal reverendo Jones, a capo di una piccolissima
comunità evangelica, che non invece tutti gli altri proclami, proprio a difesa del
Corano, venuti innanzitutto dalla parte della Chiesa cattolica?
R. –
Anzitutto, perché in altri Paesi, se penso per esempio ai Paesi arabi, ci sono stati
appelli delle stesse autorità musulmane a fare dei distinguo tra una sparuta Chiesa
evangelica in America – 50 fedeli tutto sommato – e la Chiesa cattolica. Quindi, hanno
raccomandato ai musulmani di non reagire contro i cristiani loro connazionali. In
Pakistan questa cosa non so fino a che punto sia stata fatta oppure in Paesi dove
l’estremismo islamico è abbastanza forte. Non dimentichiamo che questa zona a nord-ovest
del Pakistan, o lo stesso Kashmir, è da tempo una roccaforte delle milizie talebane
locali e anche di Al Qaeda. Quindi, i gruppi lì si muovono impuniti lungo i confini
tra Pakistan, Afghanistan e Kashmir. Il governo di Islamabad ha lanciato un’offensiva
per sconfiggere la lotta armata, ma ha ottenuto scarsi risultati. Quindi, per questo
motivo gli incidenti anticristiani, a questo punto, registrano i massimi livelli.