Amnesty International: drammatica la situazione delle carceri in Iraq
“Nuovo ordine, stessi servizi: detenzione illegale e tortura in Iraq”. Questo il titolo
del rapporto che Amnesty International ha presentato ierii: 56 pagine che espongono
dettagliatamente centinaia di casi di detenzione arbitraria, di tortura e di scomparsa
dei detenuti nelle carceri del Paese del Golfo. Salvatore Sabatino ne ha parlato
con Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International:
R. – Sono
30 mila i detenuti ancora in attesa di processo, non incriminati, trattenuti in condizioni
estremamente dure da parte delle forze irachene. Un terzo di questi è stato trasferito
dalla custodia statunitense a quella irachena recentemente e in condizioni di totale
assenza di garanzie per il trattamento di questi detenuti.
D. – Non
è la prima volta che le carceri irachene finiscono sotto i riflettori. Ricordiamo
tutti le immagini di Abu Ghraib, che hanno sconvolto il mondo. Rispetto a quel periodo,
comunque, la situazione è cambiata o c’è stata una continuità purtroppo?
R.
– Non sembra essere cambiata molto, non solo rispetto ai tempi di Abu Ghraib – 2003,
2004 – in cui emersero con chiarezza le torture praticate all’epoca dalle forze statunitensi.
Se possibile, si è tornati ai vecchi metodi del periodo di Saddam Hussein. Mentre
gli statunitensi facevano riferimento a manuali di interrogatorio, a tecniche basate
sull’individuazione dei punti deboli del nemico, per incutere loro paura, umiliare
- da qui l’uso dei cani, le fotografie - nelle carceri irachene oggi si tortura come
ai vecchi tempi, perforando il corpo con i trapani elettrici, strappando le unghie
delle mani e dei piedi, soffocando, dando scariche elettriche. Purtroppo se si prendono
in un archivio i rapporti di Amnesty International, pubblicati negli anni ‘80 o all’inizio
degli anni ’90, si scoprono esattamente questi metodi allora praticati dalle forze
del regime baathista e oggi praticate dalle forze di sicurezza del nuovo
governo iracheno.
D. – Quello che Amnesty chiede, a questo punto, è
che le autorità irachene agiscano in modo fermo e deciso per il rispetto dei diritti
umani. Quali le risposte che vi aspettate?
R. – Intanto, ci aspettiamo
che ci sia un governo che le prenda in carico queste richieste, che, in buona sostanza,
sono quelle di dare garanzie precise che i diritti umani di tutti i detenuti siano
rispettati. Pronunciare delle parole chiare e inequivocabili per dire che la tortura
non è tollerata. Rilasciare o processare sollecitamente in forma regolare i detenuti
che sono in carcere ormai da anni e non ricorrere più alla pena di morte, in particolare
se la pena di morte viene comminata dopo processi basati su prove estorte con la tortura.
Le risposte che ci auguriamo di ricevere, quando ci sarà un governo in carica, sono
le risposte di un Paese che finalmente decide di lasciarsi alle spalle un passato
di violazioni di diritti umani e di agire in modo rispettoso degli obblighi internazionali,
che l’Iraq ha assunto.