Vaticanisti a confronto in un seminario dell’Università della Santa Croce
“La Chiesa da vicino: la copertura ecclesiale al tempo di Benedetto XVI”: è il tema
di un Seminario per vaticanisti esteri residenti a Roma, che si chiude oggi alla Pontificia
Università della Santa Croce. Sulle sfide del lavoro di vaticanista, Federico Piana
ha intervistato il prof. John Wauck e il prof. Daniel Arasa, entrambi
docenti di comunicazione all’Ateneo della Santa Croce. Sentiamo il prof. Wauck:
R. – Per
scrivere bene sulla Chiesa ci vuole una conoscenza non soltanto teorica - ovunque
si possono anche leggere dei libri sulla Chiesa -, ma si deve vedere da vicino com’è
la Chiesa, come sono le persone che la governano e vedere un po’ anche l’aspetto storico,
la realtà culturale, la ricchezza della Chiesa. Solo così i giornalisti possono sapere
quand’è il momento di scrivere sulla Chiesa. Bisogna pensare in termini più grandi.
Una realtà come la Chiesa non si può raccontare così, in modo estemporaneo.
D.
– Prof. Arasa, si può dire che non si può raccontare la Chiesa senza raccontare i
luoghi della Chiesa...
R. – Qui mi rifaccio un po’ alle parole di Giovanni
Paolo II: per capire la Chiesa e per capire Roma si deve vivere a Roma. Lui incoraggiava
a vivere a Roma, a trovarsi e a stare in questi posti, a lasciare che questi stessi
posti insegnino qualcosa e penso che la reazione tra i partecipanti al seminario vada
proprio in questo senso. Dicono che per loro è veramente sorprendente e fantastico
vivere questa esperienza in un modo così concentrato e che sarebbe impossibile viverla
in un altro modo, perché il seminario mette insieme personalità ed incontri che sarebbe
impossibile organizzare singolarmente.
D. – Prof. Wauck possiamo dire
che molte vicende della Chiesa non sempre sono interpretate in modo esatto?
R.
– Sì, certo. E’ evidente che tante volte, quando si legge una cosa su un giornale
riguardo la Chiesa, se si conosce un po’ della realtà e della vera natura della Chiesa,
si nota immediatamente che l’autore dell’articolo - forse non per cattiva volontà
– non sa di cosa sta scrivendo. Molte volte è necessario rispondere, chiedere una
chiarificazione ai giornalisti, perché fanno davvero un gran danno, in particolare
quando si tratta di mezzi importanti che formano l’opinione pubblica. Questo è il
motivo per fare un corso del genere.
D. – Prof. Arasa, secondo lei,
vista la complessità della Chiesa, è possibile migliorare sempre di più la comunicazione
da parte della stessa Chiesa in questo momento storico, che vede un’informazione sempre
in evoluzione?
R. – E’ possibile perché la Chiesa lo ha fatto durante
tutta la sua storia ed ogni periodo storico ha avuto i suoi momenti difficili, a livello
di comunicazione, da parte delle istituzioni della Chiesa. Certamente oggi si richiede
più creatività, il saper sintetizzare in poche parole e in pochi istanti temi che
sono molto profondi. Credo che questo sia possibile quando si ha una formazione veramente
completa, perché la persona che conosce bene le cose e le conosce da vicino, sa sintetizzare,
sa trovare il nucleo, l’essenziale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)