2010-09-12 14:12:38

Trionfa l'effimero alla Mostra di Venezia, umiliati gli sforzi di alta cultura


Verdetto sorprendente e discutibile quello della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia: vince Sofia Coppola con “Somewhere”mentre riconoscimenti sono stati assegnati a pellicole decisamente meno meritevoli rispetto a altre proiettate in concorso e apprezzate unanimemente dal pubblico e dalla critica. Il servizio di Luca Pellegrini.RealAudioMP3

Dinanzi al bislacco e imprevedibile responso della Giuria presieduta dall’estroso Quentin Tarantino, ci si chiede quali logiche sorreggano solitamente il lavoro di una equipe chiamata a giudicare stili e contenuti di film radunati in una Mostra così prestigiosa come quella veneziana, che esce a dir poco avvilita dai recenti premi. Sembrano sovvertiti i criteri di giudizio, l’effimero trionfa e risultano umiliati sforzi alti di cultura, arte e introspezione, sforzi anche a dir poco coraggiosi e controcorrente, travolti dalle furbizie di registi fiacchi, insipidi e insipienti. Dinanzi alle denuncie morali e raggelanti del cinese Wang Bing e del cileno Pablo Larrain, che dissezionano un momento terribile della loro recente storia nazionale, alla grande ricostruzione e revisione storica compiuta da Mario Martone su un tratto saliente e costitutivo di quella italiana come è il Risorgimento, alla deliziose e perfette commedie sociali di Ozon e Mazzacurati, all’estroversa originalità di Celestini e dei suoi matti, alle profondissime e silenziose meditazioni sulla morte e la perdita di identità di Aleksei Fedorchenko, alla controcorrente ricostruzione western di Kelly Reichardt che, guardando il passato lancia un grido d’allarme sulle frontiere dell’oggi, e alle mirabolanti gesta cinesi e giapponesi di Tsu Hark e Miike Takashi, sono stati preferiti i pagliacci storpiati e sanguinolenti della “Balada Triste” di de la Iglesia – uno dei più brutti e sconnessi film passati alla Mostra e non solo – “Essential Killing” di Skolimowsky, che non crea alcun tipo di empatia con il suo brutale personaggio, pur vittima di un episodio di incivile violenza fisica e psicologica. Infine, Leone d’oro al nulla esistenziale di Sofia Coppola, completamente priva di originalità e di consistenza. A ben guardare, la maturità di altre giurie, comprese quelle cattoliche, fanno riflettere sul presente e il futuro del cinema, di chi lo produce e di chi lo deve, appunto, pur sempre giudicare continuando il gioco di così alte kermesse internazionali.







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