2010-09-12 14:58:49

Lettera dei vescovi svizzeri per la festa federale di ringraziamento, pentimento e preghiera


“Testimoniare la fede attraverso una vita autenticamente cristiana per rispondere alla sfida della coabitazione delle religioni nel mondo moderno, sull’esempio di madre Teresa di Calcutta”. E’ in sintesi l'auspicio espresso dai vescovi svizzeri nella loro tradizionale Lettera pastorale ai fedeli, in occasione della Festa federale di ringraziamento, pentimento e preghiera, che si celebrerà il 19 settembre. “La presenza di differenti culture e religioni – affermano i presuli - non ci impedisce di vivere in modo autentico la nostra vocazione cristiana”, come dimostrato da Madre Teresa di Calcutta che, con la sua opera, “testimonia come la vita cristiana non dipenda necessariamente da un ambiente di cultura cristiana, ma solo dalla nostra relazione autentica con Dio”. Per questo “siamo chiamati a confrontarci col nostro tempo e a testimoniare Cristo” contro una tendenza della società che “vorrebbe, invece, che la religione sparisse dalla vita pubblica”. Una rivendicazione dietro la quale si nasconde “la paura di una potenza che nella storia non ha unicamente contribuito al bene degli uomini. Lotte e conflitti sono scoppiati e scoppiano ancora, in nome della fede ma hanno per causa la cupidigia e la volontà di dominio”. I vescovi sostengono la necessità che i cristiani manifestino come unica preoccupazione la ricerca di Dio per aiutare gli uomini ad aprire gli occhi alla potenza divina, consapevoli che la fede è uno strumento di umile servizio e non di potere. In questa luce assume valore “l’assunzione di responsabilità all’interno dello Stato. La nostra fede – proseguono- deve penetrare lì dove viviamo, nella politica, nella scuola, nel lavoro, nella famiglia e nel tempo libero”. Nel documento i presuli si soffermano anche sul tema della libertà religiosa rifiutando quella convinzione, diffusa in Svizzera e non solo, secondo cui “per una vera integrazione dei migranti nella società secolarizzata, questi dovrebbero tenere la loro fede all’interno della sfera privata”. “La libertà religiosa- ammoniscono - garantisce e presuppone la libertà di manifestare la propria fede”. (C.S.)







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