Afghanistan: Karzai esorta il Mullah Omar al dialogo
In Afghanistan si parla in queste ore di dialogo. La proposta è del presidente Karzai,
che invita il leader dei ribelli talebani, Mullah Omar, a sedersi al tavolo dei colloqui
di pace. Di questa possibilità Giancarlo La Vella ha parlato con Simona Lanzoni, responsabile
dei progetti in Afghanistan della Fondazione Pangea Onlus: R. - Sembra
essere l’unica via d’uscita malgrado tutto il lavoro che comunque si è cercato di
fare per controbilanciare tutta la questione dei diritti umani. Non è la prima volta
che Karzai cerca di rilanciare il dialogo coni talebani. Ci sono state anche grosse
trattative con Hekmatyar che è sempre legato al Pakistan e a tutta questa parte oscura
che lega in maniera stretta il Pakistan all’Afghanistan. Quindi credo che sia una
cosa che prenderà sempre più corpo a detrimento di tutto quello che sono i diritti
e quello che è il benessere per la popolazione afghana.
D. – Un dialogo,
secondo te, possibile viste le differenze ideologiche così nette tra le parti?
R.
– Sì, anche perché Karzai sa benissimo che non si può più sganciare da questa visione.
Gli americani dicono che se ne vanno. Comunque le relazioni con la Nato, presente
attualmente in Afghanistan, si stanno sempre più deteriorando e non si vedono alternative
reali a possibilità di una vera costruzione di un Paese pacifico che rispetti dei
diritti.
D. - Voi da anni operate sul terreno afgano con i vostri progetti.
Vogliamo ricordare quello che è stato solo qualche anno fa il regime dei talebani? R.
– I talebani, che hanno governato l’Afghanistan dal ’96 al 2001, hanno fatto le atrocità
peggiori sulla popolazione; uomini, donne e bambini, in particolare verso le donne,
dal taglio dei seni al fatto di obbligare le donne a vivere solo e soltanto dentro
casa e a non poter accedere a cure mediche. Quindi, hanno realmente distrutto ulteriormente
quello che era già una popolazione rovinata dalla guerra civile delle varie etnie
che si era svolta all’inizio degli anni ’90. L’idea è appunto che i talebani possano
ritornare. A me ciò terrorizza, come terrorizza tutte quelle organizzazioni umanitarie
che hanno lavorato in Afghanistan, come Fondazione Pangea, in questi anni. Il nostro
progetto continua e questa è anche una motivazione per farlo continuare ancora di
più, perché possa realmente aiutare le persone al di là del governo che avranno.