2010-09-10 14:43:23

Perù: i vescovi chiamano al dialogo in difesa della vita e dei diritti umani


I vescovi del Perù con una dichiarazione intitolata "Il diritto fondamentale alla vita è anteriore a qualsiasi altro diritto", firmata dal presidente dell'episcopato, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujilo e mons. Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo, presidente della commissione per l'Azione sociale, intervengono nel dibattito in corso nel Paese in merito a due dei quattro decreti (1094 e 1097) che, dal primo settembre scorso, hanno introdotto sostanziali modifiche alle leggi sulla protezione dei diritti umani e la difesa della vita. La polemica è rovente, specie da parte delle organizzazioni umanitarie, da parte dei parenti delle vittime della violenza paramilitare e da associazioni come Amnesty International: "Una truffa per un'amnistia mascherata dai militari condannati per violazione dei diritti umani, tra cui quelli dell'Intelligence durante il governo Fujimori (il cosiddetto "Grupo Colina")”, dicono alcuni, mentre altri affermano che il Perù si "è messo fuori dalla comunità e dal diritto internazionali". Il decreto che suscita maggiori polemiche è il numero 1097, secondo il quale, in caso di accuse di violazione dei diritti umani, stabilisce che se non c'è sentenza entro 36 mesi il processo va chiuso e archiviato. L'altro dispositivo fortemente contestato è quello che fa decorrere l’impossibilità di attribuire i crimini contro l'umanità solo a partire dal 9 novembre 2003, data in cui il Perù aderì alla Convenzione internazionale. Anche il decreto 1094 che sancisce un nuovo Codice per la Giustizia militare, è fortemente avversato poiché consente la prescrizione dei crimini di guerra, cosa che già nel 2006 era stata rifiutata dal Tribunale costituzionale. "Esortiamo le autorità competenti e la società civile a cercare, nel dialogo e nella riflessione - scrivono i vescovi peruviani - la garanzia del rispetto della vita e la dovuta sanzione a ogni atto che attenti contro di essa, da applicare sempre nella verità dei fatti e con giustizia". I presuli ribadiscono, inoltre, tre concetti base: il diritto alla vita è precedente a qualsiasi altro diritto e il fondamento di ciò, oltre alla legge degli uomini, si trova nella legge naturale; la società umana rifiuta ogni atto di violenza contro la vita ed esige che lo Stato punisca chi viola questo sacro diritto; lo Stato deve garantire l'effettivo diritto alla vita sia della vittima sia del suo aggressore, così come il suo diritto a difendersi da ogni aggressione alla vita umana. "Anche se è vero che la vita dell'aggressore merita rispetto - osservano i vescovi - ciò non può intendersi e tradursi in azioni che favoriscano l'impunità a maggior ragione quando si tratta di reati contro la vita o crimini contro l'umanità". Secondo i vescovi, quindi, sono questi i principi basilari da tenere presenti per non portare il Paese fuori dalla comunità internazionale e per non metterlo contro la Convenzione internazionale, liberamente accettata e firmata, o contro gli articoli 1 e 2 della Carta costituzionale. I presuli, rinnovando il loro appello al dialogo fra tutte le parti, concludono citando il messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale della Pace del 1997, intitolato "Offri il perdono, riceve la pace”: "Il perdono, lungi dall'escludere la ricerca della verità, la esige. Il male compiuto dev'essere riconosciuto e, per quanto possibile, riparato". (A cura di Luis Badilla)







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