2010-09-09 14:51:21

Pakistan devastato da attentati e inondazioni: lenta la macchina degli aiuti


Rimane critica la situazione nel Pakistan alluvionato, dove proseguono anche le violenze: una decina di civili sono rimasti uccisi in un attentato in una regione al confine con l'Afghanistan e altre 3 sono morte in un attacco compiuto davanti alla casa di un ministro a Quetta. E’ stato invece rilasciato il giornalista britannico rapito lo scorso marzo da insorti islamici nel nord-ovest del Paese. Intanto i dati ufficiali delle alluvioni parlano di oltre 1750 morti e più di 21 milioni di persone colpite. Per un aggiornamento sulla situazione, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente in Pakistan Hussain Syed, collaboratore di Intersos a Peshawar, e operativo nei distretti alluvionati di Nowshehra e Charsadda: RealAudioMP3

R. - Viene fuori uno scenario terribile. Non soltanto nella storia del Pakistan, ma potremmo dire nel mondo, non c’era mai stata in questo secolo un’alluvione di tale portata. Quello che è gravissimo è che gli aiuti internazionali si stanno muovendo con estrema lentezza, malgrado i morti e la disperazione dei vivi. Intersos sta facendo degli sforzi immani e cerca di assistere - grazie alle donazioni dei privati in Italia - le popolazioni disastrate.

D. - In quale fase dell’emergenza è ora il Pakistan?

R. - E’ sempre nell’emergenza iniziale: la seconda fase, quella cioè che potrebbe essere considerata di ricostruzione, non è ancora cominciata, anche perché non si sono fermate le piogge. Le inondazioni hanno colpito inizialmente alcune zone ed ora si stanno spingendo verso il delta dei vari fiumi e quindi verso il mare. Tutte le località che precedentemente non erano state colpite e danneggiate, adesso sono state coinvolte dall’acqua.

D. - Lei si trova nella zona di Peshawar…

R. - Sì, mi trovo nella zona di Peshawar anche perché è un’area che a partire dal 2001 continua a subire dei disastri: dal terremoto alla caccia ai talebani. C’erano già delle persone “internally displaced” ed ora, unitamente a queste, ce ne sono delle altre che hanno perso le case e tutto il resto. E’ una situazione veramente molto drammatica.

D. - Oggi cosa serve al Pakistan?

R. - Qualsiasi tipo di aiuto. Il periodo d’emergenza non è ancora finito, ma laddove le acque si stanno ritirando o si sono già ritirate si pensa alle operazioni riabilitative per rendere nuovamente vivibili queste zone. Si tratta di operazioni terribilmente difficili, perché il fango e i detriti portati dai fiumi e dalla violenza delle acque hanno distrutto tutto ciò che c’era sotto, compresi raccolti e piantagioni. Queste zone erano coltivate a frutteti, a canna da zucchero, a granoturco. Tutto è stato danneggiato o distrutto e c’è fango un po’ ovunque. In futuro questo potrà essere anche una nota positiva, perché il fango portato dai fiumi rende più fertile il terreno, ma adesso bisogna fare qualsiasi cosa necessaria perché il terreno, che è soffocato, possa essere ossigenato e quindi possa respirare.







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