Il direttore dei Musei Vaticani: opera di prevenzione per la Cappella Sistina, ma
"no" al numero chiuso per le visite
‘Non si tratta della constatazione di un degrado, ma della consapevolezza che serve
un’operazione di doverosa prevenzione’. Il direttore dei Musei Vaticani Antonio
Paolucci torna sul grido d’allarme da lui stesso lanciato sulla tutela degli affreschi
della Cappella Sistina, sottoposti allo stress di migliaia di visitatori al giorno.
Il prof. Paolucci dice "no" alle ipotesi di visite a numero chiuso per il luogo del
Conclave e ricorda che esistono tecnologie in grado di evitare gli sbalzi di temperatura
e umidità che mettono in pericolo i capolavori della Sistina. Ascoltiamolo al microfono
di Fabio Colagrande.
R. – Proviamo
a considerare la Cappella Sistina come un’immensa macchina, che è chiamata a svolgere
il pesante lavoro, lo stressante lavoro di accogliere ogni giorno dalle 15 alle 20
mila persone: quattro milioni e mezzo in un anno. Ora, nelle notti di agosto – perché
questo lavoro si poteva fare solo a Sistina chiusa, dalle 8 di sera fino alle 2 del
mattino successivo – sui ponteggi, sulla gru mobile, insieme ai tecnici del Laboratorio
restauri dei Musei Vaticani, ho potuto analizzare da vicino, toccare con mano, guardare
negli occhi Signorelli, Botticelli, Ghirlandaio, Michelangelo, il Michelangelo della
volta, il Michelangelo del Giudizio e mi sono accorto, ci siamo accorti, noi tecnici
specialisti dei Musei Vaticani, che, per carità, gli affreschi della Cappella Sistina
stanno bene dal punto di vista visivo, non è che si vedano fenomeni di degrado, ma
intanto hanno con sé – e questo l’abbiamo rimosso – una quantità inimmaginabile di
polvere, perché la gente che entra porta polvere. Seconda cosa, ci siamo accorti che
la presenza, durante il giorno, di tante persone e poi l’assenza di qualunque persona
durante la notte provoca degli stress climatici che, a lungo andare, possono attivare
un processo negativo per la conservazione degli affreschi. Quindi, non è, come qualcuno
ha scritto e come sarebbe facile e suggestivo credere, la constatazione di un degrado
visibile - ripeto gli affreschi non è che cascheranno domani – ma è la consapevolezza
della necessità di quello che in linguaggio sanitario si chiamerebbe un’operazione
di medicina preventiva. Io ho capito e i miei colleghi – gli studiosi, gli specialisti
– hanno capito che bisogna intervenire per tempo, ripristinando i parametri di temperatura
e di umidità giusti, perché oggi la scienza e la tecnica offrono delle risorse inimmaginabili
fino a 20 anni fa. E’ un’operazione di necessaria, doverosa prevenzione, perché io
dico sempre che il primo dovere di un direttore di museo è pensare che i visitatori
dei musei sono le donne e gli uomini che devono ancora nascere.
D. –
Più che pensare a delle visite a numero chiuso, dunque, come avviene a Milano per
il Cenacolo, occorre adeguare gli impianti di climatizzazione da un punto di vista
tecnologico, questa è la strada...
R. – Non sarebbe neanche giusto privare
il popolo dei Musei Vaticani, gente che viene dall’Australia, dalla Nuova Zelanda
o dal Perù, di vedere la Cappella Sistina, che oggi nell’immaginario artistico delle
donne e degli uomini del mondo è l’attrazione fatale, l’oggetto del desiderio. Oggi,
per fortuna, la scienza e la tecnica ci permettono di consentire alla gente di visitare
la Cappella Sistina senza danni apprezzabili per quest’antologia di figure, che deve
essere considerata la più affascinante, la più suggestiva del mondo.
D.
– Si è letto che l’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali del Cnr
ha proposto una riproduzione in 3d della Cappella Sistina, un po’ come si è fatto
per la Cappella degli Scrovegni a Padova. Cosa pensa di questa ipotesi?
R.
– Queste sono cose che si possono fare e si fanno. I giapponesi sono specialisti in
queste cose. Esiste un museo, che io non ho mai visto personalmente, ma me lo hanno
descritto, nel quale sono riprodotte, scale al vero, tutte le opere d’arte più famose
del mondo: dalla Cappella degli Scrovegni di Giotto alla Sistina naturalmente, a “La
Ronda di Notte” di Rembrandt o a “Las Lanzas” di Velazquez. Questo si può fare, certo,
è utile farlo, prezioso per gli studenti, però l’opera d’arte in originale è insostituibile.
Non possiamo immaginare che i cloni delle opere d’arte possano sostituire l’originale,
che rimarrà sempre l’oggetto irrinunciabile del desiderio degli amanti dell’arte.
D.
– Qualche collega ha scritto che è paradossale lanciare l’allarme sui troppi visitatori
alla Sistina, mentre contemporaneamente si annuncia la ripresa delle aperture serali
dei Musei Vaticani...
R. – Intanto, i visitatori della sera sono una
frazione minima di quelli che visitano ogni giorno i Musei Vaticani: saranno il 5
per cento, anche meno. Secondo, il criterio di spalmare su un orario sempre più lungo
i visitatori in un certo senso è positivo per la conservazione del patrimonio. Quindi,
non è questo il tipo di obiezione efficace. Ripeto, la soluzione nella quale io credo
– sono ottimista in questo – e che ritengo possibile è proprio questa: costruire un
sistema tecnologico che permetta di ripristinare al meglio, compatibilmente con la
presenza del pubblico, dei parametri giusti di umidità di temperatura. Noi possiamo
farlo, senza con questo togliere alla gente il diritto e il piacere di vedere, di
“abitare” la Cappella Sistina.