Emergenza Pakistan: un vescovo porta aiuti umanitari a sfollati e bambini disabili
Lo spirito “è quello del Buon Samaritano, che non ha chiesto l’identità dell’uomo
bisognoso, lo ha aiutato senza esitazione. Oggi il nostro compito, in questa immane
tragedia, è mostrare l’amore di Dio a ogni esser umano, indipendentemente dalla sua
religione, comunità di appartenenza, stato sociale”: con queste parole mons. Andrew
Francis, vescovo di Multan, ampia diocesi nel Punjab, racconta all’agenzia Fides il
suo impegno personale per le vittime della tragedia. Ogni giorno il vescovo compie
viaggi di centinaia di chilometri (la diocesi è molto estesa e abbraccia anche zone
della provincia del Beluchistan) per portare aiuti umanitari ai profughi, alla guida
di uno staff della Caritas locale: “Mi muovo con l’abito e la croce vescovile: sono
prima di tutto un sacerdote cattolico e la mia presenza, in sé, esprime la vicinanza
e la solidarietà dalla Chiesa cattolica tutta verso gli sfollati, vittime delle alluvioni.
In loro vediamo Gesù Cristo che, come dice il Vangelo, è nudo, affamato, assetato,
e che sta a noi curare. Le nostre attività di soccorso e di consegna di aiuti umanitari
– cibo, acqua, tende, medicinali soprattutto – raggiungono almeno 25mila persone in
sette distretti. Stiamo facendo del nostro meglio, mettendo in campo tutte le nostre
risorse”, racconta il presule. All’attività umanitaria si aggiunge anche “una intensa
preghiera: molte famiglie ci chiedono di pregare per loro: rimettiamo la loro vita
nelle mani della Provvidenza”, nota. Sui destinatari dei soccorsi, il vescovo spiega
a Fides. “Andiamo incontro a tutti i bisognosi, senza alcuna remora: molti sono indù,
che nella nostra diocesi sono stati fortemente colpiti dalle alluvioni; vi sono poche
famiglie cristiane. Abbiamo portato aiuti anche a musulmani integralisti: ad esempio
sono andato, con la croce vescovile al collo, nelle madrase, le scuole coraniche molto
diffuse nella diocesi di Multan. Da vescovo, ho portato aiuti umanitari a mullah noti
per idee piuttosto radicali. Sono stato accolto bene, ci hanno apprezzato e ringraziato”.
Il Vescovo ha anche organizzato un incontro interreligioso nella cattedrale di Multan
“per invocare insieme ai leader cristiani, musulmani e indù la misericordia di Dio.
La tragedia accomuna nella solidarietà tutte le comunità religiose”. Un’attenzione
specifica c’è “verso i bambini disabili e quelli affetti dalla sindrome di down: le
loro famiglie sono in grande difficoltà. Le équipe della Caritas girano per i villaggi
alla ricerca di queste famiglia, che sono i casi più disperati”. In quest’opera di
aiuto ai bambini, “un contributo davvero speciale viene dai piccoli dell’Infanzia
Missionaria della diocesi: hanno raccolto, porta a porta, aiuti destinati ai bambini
e, fino ad oggi, siamo riusciti a beneficiare oltre 20mila bambini fra le famiglie
di profughi”. Il vescovo conclude: “Sono felice di essere un cristiano in Pakistan,
nonostante le difficoltà, anche in questa tragedia. La missione della Chiesa oggi
è farsi vicina al prossimo che soffre ed essere segno dell’amore e della misericordia
di Dio”. (R.P.)