La visita ad Limina dei vescovi della regione Nordeste 3 del Brasile, che oggi celebra
la giornata del "Grido degli esclusi"
Dall’inizio del mese di settembre, Benedetto XVI sta ricevendo in visita ad Limina
nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, i presuli del Brasile della Regione Nordeste
3. Oggi, il grande Stato latinoamericano celebra la tradizionale manifestazione di
iniziativa popolare denominata "Grido degli esclusi". L'edizione 2010 ha per titolo
"La vita al primo posto" e intende sottolineare la difesa del diritto alla vita contro
le ondate di violenza che sterminano i giovani e la partecipazione collettiva al plebiscito
popolare per porre un limite alla proprietà della terra in Brasile. Questioni bene
al centro dei programmi pastorali dei vescovi presenti in questi giorni in Vaticano,
come conferma mons. Ottorino Assolari, vescovo della diocesi di Serrinha nello
Stato di Bahia, intervistato dalla collega Cristiane Murray, della redazione
brasiliana della nostra emittente:
R. - Il contesto
sociale della nostra regione, oltre a fenomeni comuni a tutto il Brasile, come ad
esempio la globalizzazione, il relativismo o il soggettivismo religioso – che hanno
oscurato la religiosità in genere e la vita cristiana in particolare – la situazione
sociale locale è, a mio parere, caratterizzata da un certo sottosviluppo culturale,
dall’insicurezza economica, dalla frantumazione della famiglia. Ci sono molte famiglie
che si dividono o si perdono, perché i giovani o i mariti vanno in cerca di lavoro
e non tornano più, per cui manca la trasmissione dei valori umani, etici e spirituali
da una generazione all’altra. Non possiamo inoltre dimenticare la presenza massiccia
dei mezzi di comunicazione, che invadono le famiglie e che sono diventati quasi gli
unici mezzi di formazione della mentalità, del pensiero e delle convinzioni. Un altro
problema qui è poi rappresentato dalle sette, numerosissime, che attirano moltissima
gente, promettendo benessere e miracoli con messaggi accattivanti. Credo che il quadro
sia piuttosto pesante, ma la nostra Chiesa ne sta prendendo coscienza e, cosa importante,
cerca di puntare sulla qualità del cristiano attraverso una formazione adeguata, perché
i nostri fedeli diventino come il fermento nella massa.
D. - I laici:
che spazio occupano nella vostra pastorale e in particolare qual è quello riservato
alle donne?
R. - I laici hanno un ruolo importante, forse non del tutto
riconosciuto, ma se noi non avessimo i laici, e in particolare le donne, saremmo in
una situazione ancora peggiore. Basti pensare che qui a Bahia, ad esempio, ci sono
migliaia e migliaia di comunità rurali, in alcune delle quali il prete arriva una
due o tre volte all’anno. Che cosa faremmo se non avessimo degli animatori di comunità,
dei ministri che celebrano la Parola di Dio? Quindi la presenza dei laici è indispensabile.
La nostra Chiesa sta lavorando molto con i laici, ma deve raccoglierne ancora di più
preparandoli adeguatamente.
D. – La Conferenza di Aparecida ha cambiato
qualcosa nella vostra opera pastorale?
R. - Credo proprio di sì e la
prima cosa che noto è un cambiamento a livello di coscienza. C’è bisogno di una nuova
evangelizzazione e quindi la Conferenza e il documento di Aparecida ci hanno dato
sicuramente uno “scossone” da questo punto di vista: hanno richiamato l’attenzione
sul fatto che è cambiata profondamente la realtà e che dobbiamo cambiare anche noi
i nostri metodi, il nostro modo di evangelizzare. La Chiesa è viva e che vuole fare
un cammino differente di maggiore vicinanza alla gente, portando veramente i contenuti
della nostra fede. Perché, è vero, questi contenuti si sono un po’ persi. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)