Messico: la Chiesa continua a chiedere giustizia dopo l'uccisione di 72 immigrati
“Una Chiesa muta non serve davanti a Dio e neanche davanti agli uomini”: così ieri
si è espresso nel corso della sua omelia l’arcivescovo di Città del Messico, cardinale
Norberto Rivera, che ha celebrato l’Eucarestia in suffragio dei 72 migranti trucidati
nello Stato di Tamaulipas lo scorso 21 agosto. “Si tratta di un crimine abominevole
- ha detto il porporato, ribadendo che - occorre fare giustizia, rapidamente, per
punire gli autori di questa strage” . Alla Messa erano presenti alcuni ambasciatori
di Paesi ai quali appartenevano le vittime o che volevano esprimere solidarietà al
popolo messicano. “Oggi accogliamo con fratellanza vera e con affetto alcuni nostri
fratelli ambasciatori, i cui Paesi piangono cittadini massacrati. Eleviamo per loro,
che purtroppo hanno perso la vita nel nostro territorio, le nostre preghiere, augurandoci
che siano prese le misure adeguate affinché non si ripeta nel nostro Paese una simile
tragedia”, ha detto il cardinale, ricordando che la Chiesa messicana ieri celebrava
la Giornata internazionale dei migranti “con partecipazione e dolore, ma piena di
speranza”. “La Chiesa, anche quando sono in molti a chiederlo, non può tacere di fronte
al peccato degli uomini”, perciò, anche quando è doloroso per tutti, “deve parlare
con chiarezza”. Il porporato, ricordando che fra i 72 latinoamericani uccisi c’erano
numerosi padri di famiglia che lasciano molti figli orfani, ha chiesto di pregare
in modo speciale per questi bimbi, così come per quelli che sono migranti insieme
con i loro genitori. Intanto prosegue l’attività di identificazione delle ultime salme
e quelle non messicane già sono arrivate nei Paesi d’origine, tra i quali El Salvador,
dove ieri sono state accolte dall’arcivescovo della capitale, mons. Escobar Alas.
Oggi la stampa latinoamericana dà grande risalto alla nota editoriale del settimanale
dell’arcidiocesi della capitale messicana, che sotto il titolo “La tragedia dei nostri
fratelli”, riflette sulla situazione della nazione e su quanto è avvenuto nelle ultime
tre settimane. Tutto questo è accaduto a 72 persone innocenti che “desideravano solo
un futuro migliore per sé e per i propri cari, non una tragedia nuova; l’unica cosa
nuova è che l’opinione pubblica se ne è accorta solo oggi”. L’editoriale ricorda che,
secondo recenti indagini di organizzazioni umanitarie, c'è il rischio che almeno 200
persone vengano uccise ogni mese in questo medesimo modo; e cioè costrette prima a
pagare un’ingente somma di denaro con la promessa di essere portata dall’altra parte
del confine, in territorio Usa, salvo poi essere massacrate dentro container e gettati
nel deserto. “Ciò che sta succedendo in Messico - prosegue la rivista ‘Dalla fede’
- è una vergogna, ma ciò che più ci addolora è la mancanza di risposte da parte di
chi ha la responsabilità di migliorare le nostre istituzioni e il non voler essere
esigenti”. “Le bande dedite al traffico illecito di esseri umani stanno lì, senza
che l’autorità applichi la giustizia e senza che nessuno blocchi i loro sporchi affari,
dall’estorsione agli omicidi”. Infine, la nota ricorda che di fronte a tanti gravi
problemi non risolti, la classe politica, “i legislatori, i giudici e le autorità
territoriali e federali”, sembrano avere altre preoccupazioni e priorità “il più delle
volte aliene da ciò che sono i veri problemi che richiedono risposte urgenti ed efficaci”.
“Siamo un popolo generoso e ospitale, che non si può abituare alla corruzione e al
crimine”, conclude la nota dell'arcivescovado di Città del Messico. (A cura di
Luis Badilla)