Il re di Giordania: conseguenze mondiali da un fallimento dei negoziati per il Medio
Oriente
Se i negoziati falliranno, sarà il mondo intero a pagarne le conseguenze: a una settimana
esatta dalla ripresa del dialogo israelo-palestinese il re di Giordania, Abdallah,
lancia un chiaro monito ai negoziatori auspicando che si giunga finalmente a una soluzione
con due Stati. Intanto, fa discutere l’apertura del premier israeliano Netanyahu che
si è detto pronto a un compromesso storico con i palestinesi. Stefano Leszczynski
ha intervistato Eric Salerno, giornalista esperto di Medio Oriente per il quotidiano
"Il Messaggero":
R. –
Visto il personaggio Netanyahu, bisognerebbe guardare con una certa
dose di cautela a quello che lui ha in mente. Direi anche che è chiaro che ha deciso
di emergere da questo negoziato comunque come una persona disponibile su tutto per
andare avanti. Vedremo tra qualche settimana, quando scade questa moratoria sulla
costruzione degli insediamenti, quale tipo di compromesso troverà per accontentare
anche i palestinesi.
D. – Questa ripresa del dialogo diretto tra Israele
e Palestina viene definita veramente come l’ultima chance. È un modo per drammatizzare
gli eventi o è effettivamente così?
R. – È così per vari motivi. Da
una parte, perché se tradisce il negoziato e gli israeliani continuano a costruire
nei Territori occupati, è chiaro che resterà poco da negoziare per un futuro, pur
disponibile leader israeliano. Dall’altra parte, la crisi che verrà fuori da un nuovo
fallimento è una crisi che toccherà anche la leadership palestinese. È chiaro che
poi "salterà in aria" tutta l’Autorità nazionale palestinese e probabilmente si andrà
ad una situazione che sarà difficilmente gestibile dalle due parti.