Il messaggio finale del pellegrinaggio ecologico dei vescovi europei
Si è concluso ieri con un “appello ai giovani, alle famiglie, alle comunità parrocchiali,
ai monasteri, alle scuole, ai seminari e alle università affinché rinnovino il loro
impegno nei confronti della vocazione di avere cura della nostra dimora terrena”,
il pellegrinaggio per la salvaguardia del creato, partito il primo settembre dalla
Basilica di Esztergom, in Ungheria, e arrivato, appunto, ieri, nel santuario di Mariazell
in Austria. All’esperienza di fede hanno preso parte una cinquantina di delegati delle
Conferenze episcopali europee provenienti da oltre 15 Paesi. “Senza Dio la cura del
creato diventa un’ideologia o frutto dell’utilitarismo – ha detto al Sir padre Duarte
da Cunha, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa –
e non rispetto per ciò che è un valore in sé”. In queste giornate, come racconta padre
Duarte, i partecipanti non si sono limitati a parlare, ma hanno condotto un’esperienza
concreta d’incontro personale tra loro, vivendo insieme in diversi ambiti della natura.
Come si legge nel messaggio finale, infatti, particolare attenzione è stata dedicata
al tema dell’acqua, elemento della creazione ricco di significati biblici e sacramentali,
e anche al problema dell’energia e al bisogno di risparmiarla, evidenziando l’importanza
dell’uso delle fonti rinnovabili. Nel testo, anche un invito a dar vita a preghiere
e azioni comuni con altre Chiese e l’impegno a promuovere un dialogo più ampio all’interno
della comunità politica. “I cristiani hanno una responsabilità particolare verso il
creato alla luce della ragione e della fede – conclude padre Duarte – la fede porta
la speranza, ed è per questa speranza che vale la pena di migliorare il mondo”. (R.B.)