2010-09-05 11:07:35

Metafisica e Dio: il dibattito sollevato dall’astrofisico Stephen Hawking


Hanno suscitato un acceso dibattito le anticipazioni del nuovo libro del noto astrofisico inglese Stephen Hawking “The Grand Design”, pubblicate dal britannico Times. Secondo lo scienziato l’universo sarebbe nato grazie alla forza di gravità e Dio non sarebbe, quindi, necessario a spiegare la creazione. “L’Universo – scrive Hawking – può essere creato dal nulla” ed “è inutile chiamare in causa Dio”. Paolo Ondarza ha raccolto il commento di mons. Gianfranco Basti, ordinario di filosofia della natura e della scienza alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

R. - Anzitutto noi non conosciamo ancora il contenuto del libro, perché i pochi brani che abbiamo letto sono solo lanci di agenzia. Secondo quello che Hawking afferma in questo libro, tutta l’esistenza dell’universo attuale, con tutta la sua organizzazione, dipende dalla legge di gravità. Se questo noi lo osserviamo da un punto di vista strettamente metafisico e non confondendo metafisica e teologia - come già faceva egregiamente Tommaso nel Medio Evo con le sue famose “Prime quattro vie”, nelle quali si dimostrava l’esistenza di una “causa prima” - la sua conclusione non mi sembra molto distante da quella di un metafisico, perché semplicemente Hawking sta dicendo che la “causa prima” è la legge di gravità: che poi lui dica che non c’è bisogno di Dio per l’universo, questa è una sua opinione di fede rispettabilissima come qualunque altra.

D. - Hawking fa risalire, comunque, l’inizio dell’universo ad un principio primo che chi crede chiama Dio e che, invece, l’autore identifica nella forza di gravità…

R. - Esiste un principio primo prima dell’universo attuale. Questo è quello che conta per la metafisica. L’etichetta che poi gli mettiamo è un’etichetta secondaria, perché ciò che conta è la struttura del ragionamento. Le questioni di fede e l’interrogativo: c’è o non c’è bisogno di Dio, rappresentano un altro problema.

D. - Prof. Basti, potremmo dire che individuando nella legge di gravità il principio primo, l’autore spiega com’è nato l’universo. Resta sempre aperta la domanda, che mai ha avuto risposta nella storia, sul perché è nato? Perché esiste la vita? Perché esiste la morte o il male?

R. - Questo è sicuro. Quello che vorrei, però, sottolineare è che oggi come metafisici e come teologi dobbiamo stare attentissimi alle questioni metodologiche, perché certe confusioni, che potevano essere non criticate qualche secolo fa, essendo oggi la cultura scientifica assai diffusa, non ci vengono più perdonate. Quando noi metafisici e teologici facciamo certe affermazioni, dobbiamo essere rigorosissimi, perché qualsiasi errore, leggerezza o confusione non ci viene più perdonata. E questo è un bene!







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