Metafisica e Dio: il dibattito sollevato dall’astrofisico Stephen Hawking
Hanno suscitato un acceso dibattito le anticipazioni del nuovo libro del noto astrofisico
inglese Stephen Hawking “The Grand Design”, pubblicate dal britannico Times. Secondo
lo scienziato l’universo sarebbe nato grazie alla forza di gravità e Dio non sarebbe,
quindi, necessario a spiegare la creazione. “L’Universo – scrive Hawking – può essere
creato dal nulla” ed “è inutile chiamare in causa Dio”. Paolo Ondarza ha raccolto
il commento di mons. Gianfranco Basti, ordinario di filosofia della natura
e della scienza alla Pontificia Università Gregoriana:
R. - Anzitutto
noi non conosciamo ancora il contenuto del libro, perché i pochi brani che abbiamo
letto sono solo lanci di agenzia. Secondo quello che Hawking afferma in questo libro,
tutta l’esistenza dell’universo attuale, con tutta la sua organizzazione, dipende
dalla legge di gravità. Se questo noi lo osserviamo da un punto di vista strettamente
metafisico e non confondendo metafisica e teologia - come già faceva egregiamente
Tommaso nel Medio Evo con le sue famose “Prime quattro vie”, nelle quali si dimostrava
l’esistenza di una “causa prima” - la sua conclusione non mi sembra molto distante
da quella di un metafisico, perché semplicemente Hawking sta dicendo che la “causa
prima” è la legge di gravità: che poi lui dica che non c’è bisogno di Dio per l’universo,
questa è una sua opinione di fede rispettabilissima come qualunque altra.
D.
- Hawking fa risalire, comunque, l’inizio dell’universo ad un principio primo che
chi crede chiama Dio e che, invece, l’autore identifica nella forza di gravità…
R.
- Esiste un principio primo prima dell’universo attuale. Questo è quello che conta
per la metafisica. L’etichetta che poi gli mettiamo è un’etichetta secondaria, perché
ciò che conta è la struttura del ragionamento. Le questioni di fede e l’interrogativo:
c’è o non c’è bisogno di Dio, rappresentano un altro problema.
D. -
Prof. Basti, potremmo dire che individuando nella legge di gravità il principio primo,
l’autore spiega com’è nato l’universo. Resta sempre aperta la domanda, che mai ha
avuto risposta nella storia, sul perché è nato? Perché esiste la vita? Perché esiste
la morte o il male?
R. - Questo è sicuro. Quello che vorrei, però, sottolineare
è che oggi come metafisici e come teologi dobbiamo stare attentissimi alle questioni
metodologiche, perché certe confusioni, che potevano essere non criticate qualche
secolo fa, essendo oggi la cultura scientifica assai diffusa, non ci vengono più perdonate.
Quando noi metafisici e teologici facciamo certe affermazioni, dobbiamo essere rigorosissimi,
perché qualsiasi errore, leggerezza o confusione non ci viene più perdonata. E questo
è un bene!