2010-09-04 15:35:26

Il cardinale Rylko al Congresso di Seoul: l'evangelizzazione è la ragion d'essere della Chiesa


Ultime battute, oggi, per il Congresso dei laici cattolici dell’Asia, ospitato da Seoul, in Corea del Sud. Domani la Messa conclusiva nella Cattedrale della città, al termine della quale tutti i partecipanti riceveranno un mandato missionario per l’evangelizzazione in Asia. A chiudere i lavori, stamani, è stato l’intervento del cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, che ha organizzato il congresso. Ce ne parla Isabella Piro:RealAudioMP3

Speranza: è stato questo il denominatore comune del Congresso, ha detto il cardinale Rylko. E questa speranza ha un nome, quello di Dio, l’unico capace di sconfiggere lo “smarrimento profondo” e “il nichilismo pratico” di cui è vittima l’umanità postmoderna. La grande missione dei cristiani in Asia, allora, ha ribadito il porporato, è quella di annunciare la speranza al continente, soprattutto là dove viene negata la libertà religiosa, perché “l’evangelizzazione non è un’attività accessoria, bensì la ragion d’essere della Chiesa”. Ma bisogna fare attenzione, ha sottolineato il cardinale Rylko: evangelizzare non significa ridurre tutto ad un piatto dialogo o ad una semplice opera di promozione umana. No: evangelizzare significa guardare a tre “leggi fondamentali”, ricordate in passato più volte dall’allora cardinale Ratzinger. La prima è la legge dell’espropriazione, che ci dice che evangelizzare “non è mai un affare privato, perché dietro c’è sempre Dio e c’è la Chiesa”. La seconda norma riguarda l’umiltà: come un granellino di senapa, chi annuncia il Vangelo deve essere umile e solo così saprà reagire allo scoraggiamento che può colpire l’impegno missionario. Infine, la terza legge ci ricorda l’importanza dei martiri, coloro che, come il chicco di grano, muoiono per portare frutto.

Poi, il cardinale Rylko si è soffermato sul tema dell’inculturazione del Vangelo ed ha ribadito che, lontana dal sincretismo, la fede non si identifica con alcuna cultura, ma, al contrario, è capace di impregnare ogni cultura. Centrale anche la questione della formazione, diritto-dovere dei laici e in cui è sempre più importante “la presenza e il contributo delle donne”. Bando ad una certa “mentalità clericale”, ha sottolineato il porporato, la formazione dei laici deve avvenire soprattutto nelle parrocchie, “vere palestre di vita cristiana”, e nei “movimenti ecclesiali”, purché siano “inseriti con umiltà nella vita delle Chiese locali”.

Ultimo punto trattato dal cardinale Rylko, quello della santità, che “non è un’utopia, ma l’affascinante traguardo che Cristo prospetta a tutti i battezzati”. “I santi sono grandi maestri di vita cristiana – ha detto il porporato – Ci infondono il coraggio di scommettere tutta la nostra vita su Dio e ci sfidano ad uscire da una mediocrità che ci rende inclini ai compromessi con la cultura laicista dominante”. Infine, il ringraziamento finale del cardinale Rylko è andato alle comunità cristiane sofferenti, quelle più povere o private della libertà religiosa: a loro, il Congresso ha espresso vicinanza ed amore, ribadendo che la Chiesa non le ha abbandonate, ma anzi le pone in una posizione privilegiata.

Sugli interventi della giornata ascoltiamo padre Bernardo Cervellera, direttore di AsiaNews, raggiunto telefonicamente a Seoul da Sergio Centofanti:RealAudioMP3

R. - Direi che sono stati degli interventi realisti e insieme pieni di entusiasmo. Anzitutto il discorso finale del cardinale Rylko è stato molto preciso ed ha sottolineato, pur nella fatica che obiettivamente molte comunità cristiane qui in Asia fanno, l’entusiasmo nel testimoniare la fede e nel portare proprio l’annuncio cristiano. E’ stato molto preciso su questa questione: l’annuncio va fatto, ma non in opposizione al dialogo, perchè chi vuole annunciare Gesù Cristo sa anche come dialogare. E questo proprio per sgominare un po’ i timori o la presenza magari di un certo relativismo sostenuto da qualche teologia un po’ deviata qui in Asia, basata sul fatto che non bisogna annunciare Gesù. Si è, invece, riconfermato che i popoli dell’Asia cercano davvero la soluzione ai loro problemi e la cercano proprio nella fede cristiana. Tutti questi laici, anche rappresentanti, hanno molto sentito questo conforto alla loro missione e alla loro testimonianza quotidiana. L’altro elemento - secondo me - molto, molto importante è che tutti sono coscienti della grandezza e della povertà che c’è nelle Chiese dell’Asia: la grandezza proprio per il grande compito che hanno in un continente che è veramente diventato il centro del mondo ed è, quindi, in preda a rivoluzioni copernicane molto importanti. Ormai veramente il centro del mondo si sta spostando qui e, quindi, i cristiani che fanno parte dell’Asia devono affrontare nuove problematiche economiche, nuove problematiche politiche, rivolgimenti sociali enormi. In tutto questo, pur essendo un piccolo gregge, comprendono che di poter portare un contributo effettivo, importante e risolutivo per tutti i problemi dell’Asia.

D. - Che bilancio si può fare di questi giorni di Congresso?

R. - Questi giorni di Congresso sono stati anzitutto un sostegno alla missione dei laici cattolici in Asia. Questo piccolo gregge, questo piccolo seme diffuso da tutte le parti di questo continente con queste piccolissime comunità - c’erano, ad esempio, le comunità del Turkmenistan, che sono 300 cattolici in questo Paese sterminato; le comunità del Kazakhstan oppure piccole comunità sperdute in qualche villaggio dell’India - è stato confortato dal fatto che vivono anzitutto una missione importante e, in secondo luogo, che la vivono in comunione con tutta la Chiesa universale. Questo del conforto della Chiesa universale è stato anche qualcosa che ha dominato un po’ tutti i lavori, proprio perché molti di questi cristiani e molti di questi laici sono perseguitati proprio a causa della fede. Allora percepire l’aiuto, il sostegno e l’unità con la Chiesa universale è qualcosa che li fa decidere ancora per continuare questa loro missione. Allo stesso tempo tutti coloro - e questo è stato detto da tantissimi partecipanti ed anche dal cardinale Rylko e dai vari rappresentanti - che ascoltano le testimonianze di quanti sono perseguitati, traggono conforto e decisione nella loro missione. Credo che un altro elemento più interno alla Chiesa che va sottolineato è come sia sempre più chiaro che i laici hanno una missione indispensabile ed unica, che non è semplicemente a sostegno delle strutture ecclesiastiche, ma è veramente quella di essere lievito all’intero della “pasta del mondo” e, quindi, di entrare in tutte le situazioni sociali, politiche, economiche e caritative del mondo e dentro queste portare l’annuncio della fede, portare la loro testimonianza.







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