I bambini dell'Unitalsi sfilano a Parigi per la pace
Oltre 500 bambini provenienti da tutta Italia sfilano oggi a Parigi con un “grande”
obiettivo: lanciare un forte messaggio di pace. I piccoli, numerosi i diversamente
abili, sono accompagnati dai volontari Unitalsi e da tante famiglie: il corteo sfila
nei giardini Champ de Mars, vicino alla Torre Eiffel; dopo la marcia, l'incontro con
l’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Armand Vingt-Trois, nella Cattedrale di
Notre Dame. I dettagli nell’intervista con Antonio Diella, presidente dell’Unitalsi,
realizzata da Davide Dionisi.
R. – I bambini
s’incontrano con altri bambini per giocare insieme, per sorridere insieme, per mangiare
insieme e per pregare insieme. La pace la costruiamo con questo genere d’incontri,
che sono incontri carichi di gioia. Incontri tra realtà diverse ma che però hanno
in comune questa voglia di vivere. I bambini soprattutto – ed in particolare i bambini
in difficoltà - si ritrovano, in queste esperienze, con i loro coetanei senza che
ci siano differenze o difficoltà insormontabili. In realtà questo percorso insieme,
da anni, continua a dare tanta gioia e tanta possibilità a questi piccoli.
D.
– Presidente, perché avete scelto i bambini come ambasciatori di pace?
R.
– Abbiamo scelto i bambini perché sono veramente un’esperienza di pace disarmata e
disarmante. Noi ci siamo resi conto, in questi anni, che parlare di pace spesso significa
ragionare molto di trattati, di possibilità d’incontri che però, spesso, sono molto
difficili. Questa pace disarmata, invece, quest’incontro di gioia di chi non ha nessuna
possibilità d’incidere per quello che noi pensiamo possa essere un percorso di pace
– quindi i piccoli, che parlano semplicemente il linguaggio dell’incontro della diversità
che gioca, della possibilità a rincontrarsi senza chiedersi nemmeno da dove arrivi
ma l’importante è incontrarsi - credo sia un segno innanzitutto per i credenti. Quest’affidare
ai bambini, cioè ai piccoli, all’incontro di umanità, al rispetto reciproco il messaggio
della pace, è stato sempre un percorso molto educante anche per i grandi.
D.
– Un percorso di fede a misura di bambini, dunque…
R. – Abbiamo pensato
che non è una fede per i bambini ma è la fede dei bambini. Non vogliamo fare un percorso
del grande che diventa piccolo. Vogliamo fare un percorso nel quale i piccoli sono
protagonisti con i loro linguaggi, le loro necessità, i loro desideri ed anche il
loro guardare all’esperienza della fede con quella semplicità – e a volte con quella
curiosità – che magari noi adulti abbiamo un po’ messo da parte ed un po’ perso. Noi
abbiamo complicato molto l’esperienza della fede, che in realtà è veramente molto
più semplice. (Montaggio a cura di Maria Brigini)