Cile: la Chiesa invoca una rapida soluzione allo sciopero della fame dei 32 mapuches
"La situazione è preoccupante e dunque urge un dialogo per cercare, con razionalità
e buona volontà, una soluzione al problema". Così ieri l'arcivescovo di Concepciòn,
mons. Riccardo Ezzati, ha commentato la situazione dei 32 detenuti “mapuches” che
hanno raggiunto i 54 giorni di sciopero della fame. Il presule ha fatto visita ad
alcuni di loro, rinchiusi nelle carceri di concepciòon e Lebu: “Di fronte a un problema
estremo occorre un dialogo immediato – ha detto ai giornalisti che lo attendevano
- perciò sono felice che il nostro governo abbia annunciato un progetto di legge per
modificare l'attuale ordinamento che prevede l’applicazione della normativa antiterrorismo
ai loro casi. “Penso - ha aggiunto - che ci sia una speranza, anche se i detenuti
chiedono garanzie precise. Mi auguro che queste garanzie possano essere date". I contadini
della minoranza etnica “mapuches" oggi in carcere, sotto accusa per violazione dell'ordine
interno e della legge antiterrorista e gran parte dei quali sono in sciopero della
fame dal 12 luglio, si ritengono “prigionieri politici” e rifiutano categoricamente
che nei loro casi siano applicati questi dispositivi di legge perché violano i diritti
umani. In concreto, non accettano di essere processati due volte per lo stesso reato,
sia da parte dell'ordinamento giudiziario ordinario sia da quello militare. Mentre
la Chiesa si è offerta ancora una volta per facilitare un dialogo, il governo cileno
ha annunciato l'intenzione di introdurre modifiche alla legge antiterrorismo e all'ordinamento
della giustizia militare. Questo fatto ha aperto uno spiraglio di dialogo, ma i “mapuches”
chiedono garanzie sull'adempimento delle promesse e non ritengono sufficiente le parole
del ministro degli Interni, Rodrigo Hinzpeter, il quale ha promesso che l'iniziativa
sarà pronta già la prossima settimana. Intanto mons. Ezzati ha confermato di aver
preso contatto, dopo la visita ad alcuni detenuti, con le autorità di governo per
accelerare il dialogo, sottolineando che i “mapuches” chiedono un giudizio giusto.
“Si tenga in considerazione che le cose possono diventare più gravi”, ha precisato
mons. Ezzati, ricordando che ore prima, due scioperanti, Héctor Llaitul y Ramón Llanquileo,
erano stati ricoverati. "Non abbiamo molto tempo. È un problema che dobbiamo affrontare
con coscienza e capacità per riuscire a intervenire il prima possibile", ha osservato
l'arcivescovo. (A cura di Luis Badilla)