Negoziati diretti israelo-palestinesi a Washington: il dialogo continua
L’attenzione della comunità internazionale è puntata in questi giorni sui colloqui
diretti israelo-palestinesi, iniziati ieri a Washington. Nel loro primo incontro,
il premier Netanyahu ed il presidente Abu Mazen hanno espresso la volontà di continuare
il dialogo per risolvere definitivamente la crisi mediorientale. Prossimo appuntamento,
il 14 settembre in Egitto, a cui seguiranno incontri con cadenza quindicinale. Tra
gli ostacoli da superare la questione degli insediamenti israeliani nei Territori
e l’ostilità al dialogo, manifestata attraverso attacchi e attentati, degli estremisti
di Hamas, che ieri hanno costituito con altri gruppi un cartello per combattere strenuamente
qualsiasi negoziato con lo Stato israeliano. Per un commento sulla prima tappa del
percorso negoziale, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Janiki
Cingoli, direttore del Cipmo, Centro Italiano per la pace in Medio Oriente:
R. - Io credo
che prevalga una profonda incertezza, perché di certo il clima è positivo, ma tuttavia
c’è sui colloqui l’incombere della data del 26 settembre, quando scadrà cioè la moratoria
sugli insediamenti israeliani nei Territori. Già i palestinesi avevano giudicato la
misura del tutto insufficiente e adesso chiedono che sia comunque prorogata. Il presidente
palestinese Abu Mazen ha minacciato di lasciare il negoziato se gli insediamenti dovessero
riprendere.
D. - Quale potrebbe essere una soluzione condivisa sugli
insediamenti israeliani?
R. - Potrebbe essere quella che è stata praticata
su Gerusalemme e cioè che la moratoria non venga rinnovata, ma tacitamente si blocchi
il rilascio di nuovi permessi a costruire. Non so se questo sarà, però, possibile,
perché la pressione della destra israeliana anche all’interno del Likud è molto forte.
D. - Da parte dell’estremismo palestinese - Hamas in testa - c’è una
contrarietà dichiarata ai negoziati con Israele. Quanto influirà questo atteggiamento
sul buon andamento dei colloqui?
R. - Hamas parla con gli attentati,
perché vuole mettere in difficoltà evidente Abu Mazen e la repressione operata dall’Autorità
Nazionale Palestinese non è stata sinora in grado di soffocarne le capacità operative.
Il problema ora è se questo negoziato intende in prospettiva essere inclusivo e quindi
coinvolgere in prospettiva almeno la stessa Hamas. E’ chiaro che chi si sente escluso
crea guasti.
Anche la comunità cristiana di Terra Santa guarda con interesse
a questa nuova fase della crisi mediorientale, al centro della quale rimane la questione
dello status di Gerusalemme, Città Santa per ebrei, cristiani e musulmani. Giancarlo
La Vella ha intervistato padre Pierbattista Pizzaballa, custode francescano
di Terra Santa:
R. - Si viene
da un periodo piuttosto lungo di sospetti, di paure e di tensioni non indifferenti.
Era inevitabile che all’inizio ci fossero, quindi, slanci di ottimismo e di speranza,
ma anche momenti di stallo. Siamo soltanto all’inizio e bisogna vedere come sarà il
proseguimento dei colloqui. Certo gli ostacoli non mancano e ce ne saranno tanti ancora.
L’auspicio è che, nonostante le difficoltà, ci sia la reale volontà da ambedue le
parti di superare le difficoltà e di arrivare ad un compromesso.
D.
- Uno dei temi di cui si sta parlando poco, ma sempre fondamentale, è quello dello
status di Gerusalemme. Quale soluzione è auspicabile?
R. – Questa è
la questione delle questioni. La soluzione auspicabile è che, senza alcuna divisione
fisica della città, ambedue le parti possano avere Gerusalemme come punto di riferimento
e che la città abbia un suo status particolare. Da parte nostra è importante sottolineare
che il carattere anche cristiano della città sia preservato. Fra le trattative si
parla sempre di ebrei e musulmani e, a volte, si mette un po’ in disparte il fatto
che la Città Santa è anche cristiana.
D. - Ha senso risolvere la crisi
mediorientale non ascoltando tutte le realtà che vivono nella regione, tra le quali
proprio quella cristiana?
R. – No, bisogna ascoltare assolutamente tutti.
Non bisogna lasciarsi fagocitare da nessuno, naturalmente, ma bisogna ascoltare le
sensibilità di tutti. Le soluzioni che non tendono conto della complessità di questa
città non avranno sicuramente effetto!