Ecuador: lettera dei vescovi su istruzione ed educazione universitaria
I vescovi dell'Ecuador ribadiscono in una lettera la necessità che "l'istituzione
universitaria del Paese mantenga la sua irrinunciabile autonomia in tutti gli ambiti
che la configurano". Lo fanno alla vigilia dell'annuncio del presidente della Repubblica,
Rafael Correa, che avrebbe deciso di porre il veto alla legge sull'Educazione superiore
recentemente approvata dal Parlamento. I presuli propongono, in una lettera di mons.
Antonio Arregui Yarza, arcivescovo di Guayaquil e presidente della Conferenza episcopale,
"alcune considerazioni che - si legge - si devono tenere in considerazione" in queste
circostanze. La nota della segreteria dell'episcopato osserva “che l'Università non
può essere soggetta a discriminazioni ideologiche dei suoi membri o beneficiari e
neanche a nessun tipo di determinismo economico”. D'altra parte, ciò che la legge
assicura alle università cattoliche, “non costituisce nessun privilegio né concessione
da parte dello Stato" (...) poiché non è altro che “il riconoscimento della libertà
religiosa e della liberta di educazione”. Sono “diritti umani universali, sanciti
non solo dalla carta costituzionale m anche da strumenti giuridici internazionali”.
La nota riassuntiva della lettera di mons. Arregui Yarza rileva poi “in modo speciale
la necessità di mantenere nella legge, in conformità con quanto già detto, la definizione
specifica di queste istituzioni di indole cattolica, in particolare per quanto riguarda
la conoscenza e la ricerca nell'ambito di materie che si aprono sulla trascendenza
perché hanno dei fondamenti spirituali, dottrinali, morali e sociali, al servizio
della comunità umana”. Un altro punto del documento riguarda la "tutela della libertà
degli studenti nella scelta in favore di istituzioni cattoliche" e ciò comporta di
"facilitare l'accesso a chi, pur avendo le capacità, non dispone delle risorse necessarie,
attraverso borse o altre modalità economiche". In conclusione, si legge nel documento
episcopale: “Riteniamo che il veto del Presidente dovrebbe correggere la settima disposizione
che sul "modus vivendi”, riguardo gli atenei cattolici, “contiene due affermazioni
contraddittorie che da un lato riconoscono portata internazionale” alle norme della
legge e dall'altro invece “danno un'interpretazione restrittiva”. (L.B.)