Non si ferma la violenza in Pakistan nonostante il dramma delle inondazioni. Almeno
23 persone sono morte in un attacco kamikaze contro un corteo sciita nella città di
Quetta, nel sud del Paese. Secondo fonti di polizia, l’attentatore si è fatto esplodere
nel mezzo di una manifestazione per la Giornata di solidarietà al popolo palestinese.
Intanto ad un mese dalle inondazioni, resta tragica la situazione. Nonostante la grande
mobilitazione della comunità internazionale, sono milioni le persone che continuano
a dipendere totalmente dagli aiuti internazionali. E si segnalano le prime manifestazioni
di rabbia tra gli alluvionati, che denunciano il ritardo nella distribuzione dei generi
di prima necessità. La Croce Rossa Internazionale sottolinea che la tensione sta mettendo
in grande difficoltà i soccorritori. Sulla situazione generale nel Paese, Salvatore
Sabatino ha sentito Maurizio Giuliano, portavoce dell'ufficio per il coordinamento
Onu degli Affari Umanitari in Pakistan:
R. – Dobbiamo
renderci conto che il peggio non è ancora arrivato, le inondazioni continuano e anche
quando la pioggia sarà finita, quindi speriamo entro al fine del mese, è chiaro che
il peggio, cioè le malattie, la fame, deve ancora arrivare.
D. – Quali
sono le necessità della popolazione in questo momento?
R. – Ancora una
volta l’acqua è la necessità più importante perché la gente è circondata da acqua
contaminata e per sopravvivere non ha altra scelta che bere acqua contaminata, il
che comporta ovviamente rischi molto alti di malattie di origine idrica: diarrea,
colera, oltre che altri tipi di malattie varie. Un altro bisogno è il cibo. Abbiamo
dato cibo a più di sei milioni di persone ma ci sono almeno tre milioni che non hanno
ancora ricevuto. Ancora tende o altro tipo di rifugio per milioni di persone che dormono
ancora all’aria aperta.
D. – La Comunità internazionale si è mobilitata
per questa emergenza?
R. – La comunità internazionale si è mobilitata
la risposta è stata buona, siamo finanziati al 63 per cento. Tuttavia, visto che i
bisogni sono sicuramente molto più elevati di quanto si parlava all’inizio è indispensabile
che gli aiuti continuino ad arrivare in termini di finanziamenti.
D.
– Vuole lanciare un appello dalle frequenze della Radio Vaticana?
R.
– Sicuramente il nostro appello è che la Comunità internazionale continui a finanziare
in modo sostenuto l’attività delle Nazioni Unite e dei suoi partner che per ora sono
per 460 milioni di dollari ma sappiamo già che sarà molto di più, sicuramente almeno
un miliardo di dollari, in modo che ci sia possibile rispondere ai bisogni vitali
di sei, otto milioni di persone.