2010-09-03 14:42:24

A Viterbo il tradizionale trasporto della macchina di Santa Rosa


“Fulgido esempio di fede e di generosità verso i poveri”: così Benedetto XVI ha definito lo scorso anno Santa Rosa da Viterbo durante la sua visita nella cittadina laziale il 6 settembre. La Chiesa la ricorda domani, ma stasera, alle 21, la città dei Papi, con il tradizionale trasporto della macchina di Santa Rosa, ne rievocherà la traslazione del corpo nella Chiesa di Santa Maria delle Rose, accanto al monastero delle clarisse dove la giovane Rosa avrebbe voluto consacrarsi al Signore. Respinta, pare, per le sue precarie condizioni di salute, scelse di entrare nel Terz’ordine francescano. Tiziana Campisi ha chiesto alla badessa del monastero, madre Annunziata Campus, di tracciare un profilo di questa giovane santa vissuta nel XIII secolo:RealAudioMP3

R. – Era una giovane molto umile, che ha vissuto nella povertà, aiutando i suoi contemporanei in un periodo di non grande serenità tra la Chiesa e le autorità civili. Si è trovata in mezzo a difficoltà non indifferenti che però ha affrontato con grande fortezza e generosità, ha dato forza ai suoi concittadini e li ha incitati a sostenere la Chiesa, ad essere fermi nella loro vocazione, a seguire Gesù, a seguire Cristo che è la nostra forza ovunque.

D. – Quale eredità spirituale ha lasciato Santa Rosa?

R. – Lei ci dice di non aver paura di professare la nostra fede, di seguire Gesù, perché è Lui che ci dà la forza. Santa Rosa ci fa capire che non possiamo vivere senza Cristo, come diceva Sant’Agostino, ci dice di portare pace, di rincuorare i cuori, di dare questa forza di fede, questa speranza in Dio. Lei ha vissuto il Vangelo come San Francesco. Oggi la gente cerca Dio, lo cerca ma non riesce ad entrare nel Dio presente che ci accompagna momento per momento. Santa Rosa ci fa comprendere come Dio sia presente nella nostra vita. Lei, tra l’altro, cos’era? Una ragazza anche indifesa, perché alla sua epoca una donna non valeva niente. Però il Signore l’ha glorificata in un modo che è rimasto nei secoli, mantenendo incorrotte le sue spoglie mortali. Questo ci fa capire veramente che il Signore c’è, che ci sta vicino!

D. – Cosa insegna, in particolare, all’uomo di oggi?

R. – L’umiltà, il perdono, la pace, l’unione delle famiglie; a percepire e ad ascoltare la voce di Dio tramite la preghiera, tramite la Sacra Scrittura, ad ascoltare, perché Lui parla a tutti, a non aver paura di professare la fede. Non dobbiamo assolutamente avere paura di niente: quello che importa è questa armonia, questo condividere, dialogare … Santa Rosa, anche se è piccola, è una grande Santa e quando la si invoca si fa sentire. È una cosa che non si percepisce con le mani, per così dire, ma è una cosa che si percepisce con la mente e con la fede.

D. – Voi, clarisse del monastero di Santa Rosa, siete le custodi delle spoglie mortali di Rosa, ancora pressoché intatte. In che modo oggi voi imitate Rosa da Viterbo?

R. – Noi cerchiamo di imitarla nella sua vita nascosta, perché di lei – nonostante sia andata in giro per la città manifestando la sua adesione al Vangelo – conta non tanto quello che ha detto con le parole, ma quanto ha fatto nella vita. Noi cerchiamo di accogliere quanti cercano Santa Rosa, di aiutare chi si avvicina a noi che siamo presenti con la clausura, dove desiderava essere Santa Rosa, perché lei ha desiderato e chiesto di entrare in clausura. Noi cerchiamo di comunicare che il desiderio di Santa Rosa era questo: vivere nel nascondimento, vivere nel Vangelo. E cerchiamo di farlo pregando per quanti si affidano alle nostre preghiere, per i nostri benefattori, per le famiglie … Nell’umiltà, cerchiamo di renderci disponibili a questa preghiera nascosta.







All the contents on this site are copyrighted ©.