2010-09-01 15:37:25

Testimonianza dal Myanmar: un prete birmano racconta la difficile situazione del Paese


Un Paese segnato da povertà e da continue restrizioni. Ma anche uno Stato dove il forte sentimento religioso alimenta il seme della riconciliazione e la speranza in un miglioramento delle condizioni di vita. E’ il profilo che un sacerdote birmano ha tracciato del suo Paese, il Myanmar, al recente Meeting di Rimini. L’intervista è di Luca Collodi:RealAudioMP3

R. – Noi stiamo attraversando pagine tristi della nostra storia, pagine simili a quelle della storia di alcuni Paesi europei, di altri Paesi asiatici o di Paesi dell’Est. Viviamo una fase in cui, senza l’aiuto della comunità internazionale, le cose potranno andare solo peggio. Mi piacerebbe pensare ad una transizione pacifica che aiuti tutte le parti del Paese. Mi piacerebbe vedere la prosperità prima del cambiamento. Se il cambiamento avviene in una situazione di povertà e di miseria e di malcontento, come quella che stiamo vivendo, ci saranno conflitti tra le parti. Quando invece la gente avrà casa, lavoro, cibo, pace e sicurezza, qualsiasi cambiamento potrà avvenire in un clima segnato dalla tranquillità. Se andiamo a vedere nelle chiese, nei templi buddisti o nelle moschee, sono tutti pieni di gente che va a pregare. In Birmania ci sono tante cose che non si possono ottenere, nemmeno con i soldi! Per esempio, non si può viaggiare liberamente nel mondo. Nemmeno un birmano molto ricco può viaggiare: ci sono tante altre cose di cui ha bisogno …

D. – In Birmania ... nel Myanmar, c’è il rischio di una guerra civile?

R. – Se non troviamo una soluzione di riconciliazione, non vedo una prospettiva positiva per noi: questo Paese e questo popolo soffrono ormai da molti anni! Dobbiamo pensare al bene della popolazione. Non vorrei vedere in Birmania quello che è accaduto in Iraq o in Afghanistan, o in Paesi come la Jugoslavia, la Bosnia e Serbia. Questo – sinceramente – non lo vuole nessuno! Vogliamo vivere in pace, anche se siamo poveri!

D. – Quale è la situazione della Chiesa?

R. – La Chiesa in Birmania è una Chiesa di minoranza: siamo soltanto l’1 per cento della popolazione. Siamo una Chiesa che però vive veramente la fede: abbiamo vocazioni! Avere un figlio sacerdote o una figlia in un ordine religioso rappresenta ancora un valore molto stimato dai genitori delle famiglie cattoliche.

D. – Voi come vedete la vita fuori dal vostro Paese?

R. – Vediamo benessere o qualche miglioramento nei Paesi a noi vicini; però, non possiamo negare che ci siano anche problemi nelle società più sviluppate, più evolute …

D. – Qual è il messaggio ad un Paese occidentale, come l’Italia, all’Europa?

R. – Non dimenticateci, perché stiamo vivendo un periodo molto difficile e anche venendo nel nostro Paese come turisti potete vedere con i vostri occhi e quindi sensibilizzare altri.








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