Pakistan: l’acqua si ritira ma i soccorsi incontrano ancora molte difficoltà
Nel Pakistan colpito dalle alluvioni resta alto il livello di allerta nelle province
meridionali. I funzionari del governo assicurano che il peggio è passato ma la situazione
in alcune zone resta ancora critica. Ora occorre pensare ai 17 milioni di sfollati
e ricostruire il Paese devastato dalla furia delle acque. Nei giorni scorsi, intanto,
il primo ministro Syed Yusuf Raza Gilani, ha affermato che “l’80% degli aiuti esteri
arriverà in Pakistan attraverso le ong locali e metà di questi finirà con l'essere
dirottata ad altre funzioni”. Il premier ha poi precisato che “il denaro non destinato
all’acquisto di aiuti, serve alle organizzazioni locali per pagare le spese e gli
stipendi del personale”. Le agenzie umanitarie internazionali hanno subito riferito
che “ il governo pakistano stà facendo del suo meglio nella gestione degli aiuti”.
Tuttavia, sottolineano la mancanza di una comune fiducia tra autorità e donatori internazionali,
che spesso ostacola gli sforzi per far fronte alle inondazioni, diminuendo la fiducia
dei donatori. L’emergenza continua: nella provincia di Sindh nei pressi della foce
dell’Indo, la città di Thatta e altri villaggi sono ancora sott’acqua. Migliaia le
persone costrette ad abbandonare le abitazioni e a fuggire sulle collina che ospita
il cimitero cittadino. Fonti locali contattate da AsiaNews denunciano il ritardo dei
soccorsi e il caos nella distribuzione degli aiuti. Gli operatori per l’Agenzia dell’Onu
per i Rifugiati hanno infine lanciato un accorato appello chiedendo tende per le popolazioni
colpite dalle alluvioni. Servono almeno 12 mila tende. Oltre 70 mila bambini, dinne
e uomini di Khyber Pakhtunkwa hanno perso tutto. (A.L.)