2010-09-01 12:22:13

Il Papa all'udienza generale: amare la Chiesa anche se ferita dai peccati dei preti e dei laici. Ai giovani: impegnatevi per la pace nel mondo


Una Santa del Medioevo che amò Cristo e servì la Chiesa in un tempo in cui, come oggi, essa è ferita dai peccati “dei suoi preti e dei suoi laici”. Con queste parole Benedetto XVI ha concluso questa mattina una prima catechesi del mercoledì dedicata a Ildegarda di Bingen, monaca claustrale tedesca vissuta nel primo secolo dell’anno Mille. Il Papa ha presieduto l’udienza generale all’esterno del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo davanti a oltre 5 mila persone e l’ha conclusa con un invito ai giovani a impegnarsi per la pace e la giustizia nel mondo. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Le ultime parole dell’udienza escono di getto dal cuore del Papa e danno il “tono” a una catechesi tornata a scandagliare le ricchezze spirituali della Chiesa dell’anno mille, antica eppure straordinariamente attuale. Attraverso le parole di Benedetto XVI è rivissuta sulla piazzetta di Castel Gandolfo Ildegarda di Bingen, monaca claustrale del Medioevo, modello ante litteram di quel “genio femminile” che Giovanni Paolo II celebrò compiutamente nella Mulieris dignitatem: donne cioè che edificarono la Chiesa talvolta, sopperendo alle mancanze, anche gravi, della sua gerarchia, come fece Ildegarda...

“... con la sua coraggiosa capacità di discernere i segni dei tempi, con il suo amore per il Creato (…) il suo amore per Cristo e per la sua Chiesa, sofferente anche in quel tempo, ferita anche in quel tempo dai peccati dei preti e dei laici, e tanto più amata come Corpo di Cristo”.

Con una logistica inconsueta per l’udienza generale a Castel Gandolfo – con la gente non più stipata all’interno del cortile del Palazzo apostolico, ma raccolta all’esterno sulla piazza e nel corso retrostante e il Papa di fronte alla folla, seduto nella penombra del portone centrale del palazzo – Benedetto XVI ha fornito un primo ritratto della religiosa vissuta nella Germania del XII secolo, tra il 1098 e il 1179. Pienamente aderente alla fisionomia di quelle donne, come scrisse nel 1988 Papa Wojtyla, che hanno svolto e svolgono un “ruolo prezioso” nella vita della Chiesa, Ildegarda di Bingen si distinse almeno per due aspetti: come superiora del monastero di San Disibodo – dove fu avviata fin da giovanissima e dove succedette a quella che per tanti anni fu la sua maestra, suor Giuditta – e come mistica, capace di vivere con umiltà e senso di sottomissione lo straordinario dono delle visioni interiori.

Nel suo ruolo di superiora del monastero claustrale, ha notato Benedetto XVI, mise a frutto...

“…le sue doti di donna colta, spiritualmente elevata e capace di affrontare con competenza gli aspetti organizzativi della vita claustrale (…) Lo stile con cui esercitava il ministero dell’autorità è esemplare per ogni comunità religiosa: esso suscitava una santa emulazione nella pratica del bene, tanto che, come risulta da testimonianze del tempo, la madre e le figlie gareggiavano nello stimarsi e nel servirsi a vicenda”.

Durante i suoi anni a capo del monastero, Ildegarda ebbe delle visioni mistiche che confidò al suo consigliere spirituale e a una consorella e le guadagnarono nel tempo l’appellativo di “profetessa teutonica”. “Come sempre accade nella vita dei veri mistici – ha affermato il Papa – anche Ildegarda volle sottomettersi all’autorità di persone sapienti per discernere l’origine delle sue visioni, temendo che esse fossero frutto di illusioni e che non venissero da Dio”. Lo fece rivolgendosi a una delle massime personalità della Chiesa del suo tempo, San Bernardo di Chiaravalle, che la incoraggiò, e ricevendo in seguito un’altra approvazione da Papa Eugenio III, il quale – ha spiegato il Pontefice – lesse durante un sinodo a Treviri un testo dettato da Ildegarda per poi autorizzare la mistica a scrivere le sue visioni e a parlare in pubblico:

“È questo, cari amici, il sigillo di un’esperienza autentica dello Spirito Santo, sorgente di ogni carisma: la persona depositaria di doni soprannaturali non se ne vanta mai, non li ostenta e, soprattutto, mostra totale obbedienza all’autorità ecclesiastica. Ogni dono distribuito dallo Spirito Santo, infatti, è destinato all’edificazione della Chiesa, e la Chiesa, attraverso i suoi Pastori, ne riconosce l’autenticità”.

Tra i saluti in varie lingue, Benedetto XVI si è rivolto a distanza ai ragazzi che prossimamente saranno impegnati nel terzo Congresso latinoamericano in Venezuela. “Cari giovani – ha detto loro il Papa – in questi giorni di convivenza, la preghiera e lo studio vi servano per incontrarvi personalmente con il Signore e ascoltare la sua Parola”:

“No quedaréis defraudados, pues Él tiene para todos...
Non sarete delusi, perché Egli ha per tutti un disegno di amore e di salvezza. Il Papa è al vostro fianco e vi rinnova la sua fiducia, mentre chiede a Dio di assistervi perché siate autentici discepoli di Gesù Cristo, viviate i valori del Vangelo, li trasmettiate con coraggio a quelli che sono attorno a voi e vi ispiriate ad essi per costruire un mondo più giusto e riconciliato. Vale la pena impegnarsi in questa bella missione”.

E, poco dopo, facendo gli auguri in particolare a un gruppo di docenti e di studenti di un liceo ungherese per la ripresa dell'anno scolastico, il Papa ha voluto sottolineare nella loro lingua “l'importanza della scuola cattolica”.







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