Oltre seimila cristiani dell'India impegnati nella rieducazione dei carcerati
Più di 6mila cristiani di ogni parte dell’India si occupano della rieducazione di
oltre 300mila carcerati. I volontari fanno parte di Prison Ministry India (Pmi), organizzazione
nata 25 anni fa a Bangalore, nel Karnataka, da due seminaristi, Francis Kodiyan e
Varghese Karippery. “Aiutiamo i fratelli che si trovano in prigione - afferma mons.
Peter Remigius, capo del Pmi -, non tutti sono davvero criminali. Molti sono accusati
in modo ingiusto. Il 70% dei prigionieri in India è sotto processo e la maggior parte
di questi è rimasta in cella a lungo senza essere giudicata da una corte. Una delle
cose più tristi, poi, è che il 65% dei detenuti è composto da ragazzi”. I volontari,
divisi in 30 centri di riabilitazione in diversi Stati dell’India, - riferisce l'agenzia
AsiaNews - non solo visitano i prigionieri e organizzazione un programma di rieducazione,
ma si prendono cura delle famiglie e dei figli dei carcerati. “Siamo felici di vedere
i nostri volontari - afferma padre Josekutty Kalayil, coordinatore nazionale del Pmi
- che si prendono cura degli ultimi della società”. Le prigioni in India sono spesso
scenario di violenze e brutalità. Nella maggior parte dei casi non avviene alcuna
rieducazione. La recidiva è molto elevata, soprattutto a causa della crescita della
circolazione di droga in carcere. Secondo Joshy Eapan, volontario del Pmi, “la detenzione
dovrebbe essere un periodo di trasformazione nella vita di un prigioniero. Noi volontari
cerchiamo di aiutare i carcerati a fare esperienza dell’amore e della misericordia
di Dio. In questo modo, possono riscoprire la dignità dell’uomo e migliorare se stessi”.
(R.P.)