2010-08-31 15:58:50

Mons. Sako, in Iraq c'è tensione per la fine della presenza militare Usa


Il presidente statunitense, Barack Obama, sancirà questa sera con un discorso alla nazione la data simbolica della fine delle operazioni di combattimento in Iraq, dopo sette anni di presenza nel Paese. Da oggi, le truppe Usa in Iraq sono meno di 50 mila unità e la loro missione è quella di consigliare e sostenere l’esercito iracheno. Il premier iracheno al Maliki ha detto che l’Iraq ora è sovrano e indipendente”. Ma qual è la situazione in questo momento nel Paese? Linda Giannattasio lo ha chiesto a mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk:RealAudioMP3

R. – E’ una situazione di attesa con tanta attenzione. Tutti aspettano che cosa accadrà dopo la partenza degli americani. C’è paura dappertutto, perché finora il nuovo governo non è stato formato. Dunque, tutti adesso hanno paura che i terroristi estremisti rientrino e controllino le città. C’è una grande tensione, un vuoto politico e insicurezza. Gli americani hanno cambiato il regime, ma poi che cosa è successo...

D. – Di cosa avete bisogno, quanto è necessaria la presenza della comunità internazionale?

R. – Abbiamo bisogno di una sicurezza, stabilità interna Ma anche l’impatto dei Paesi vicini è molto grande e dunque va rispettata l’unità nazionale irachena e anche l’identità di un Paese.

D. – Questa sera, ci sarà il discorso di Obama e con questo discorso si segnerà la fine delle operazioni di combattimento in Iraq, lei cosa pensa di questo?

R. – Non si sa realmente quanti andranno via e quanti rimarranno. E’ una decisione irresponsabile, secondo me. Sono venuti per la democrazia e così ci lasciano dopo sette anni, senza realizzare tutto ciò che hanno detto.

D. – Lei ha ribadito che il ritiro statunitense aumenta la paura degli iracheni per una guerra civile…

R. – Perché sia l’esercito che la polizia sono stati formati in maniera settaria, sono gruppi etnici. Dunque, la fedeltà non è alla nazione, alla patria, ma è una fedeltà politica, e questo crea problemi. Poi, soprattutto, c’è purtroppo una tendenza anche psicologica che spinge per la divisione, sia al nord sia al sud. Non si sa, quindi, se saremo una federazione o altro. Ci sono poi tanti fattori anche all’estero e la frontiera dell’Iraq non è protetta, non ha la possibilità di proteggere le frontiere e quando gli americani andranno via chi potrà proteggere le frontiere? Allora gli altri potranno rientrare di nuovo e fare tutto ciò che vogliono.







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