Conclusa in Uganda la Conferenza dei vescovi anglicani del continente africano
Un appello ai cristiani d'Africa a “prendersi cura del proprio futuro con le proprie
mani” è stato lanciato domenica scorsa da quattrocento presuli della Comunione anglicana
al termine della seconda riunione della All Africa Bishops Conference (Aabc), che
si è svolta a Entebbe, in Uganda, dal 23 al 29 agosto. Nel documento pubblicato al
termine dell'incontro dei religiosi, - riferisce L'Osservatore Romano - si sottolinea
che “la Comunione anglicana in Africa ha continuato ad essere testimone del proprio
sviluppo ed ora è possibile perfino pensare che il centro di gravità della cristianità
nel mondo stia spostandosi verso questo Continente. Nondimeno, la possibile rilevanza
che la Comunione anglicana ha sulla missione globale e sulle trasformazioni sociali,
economiche e politiche del Continente nero rimane per tutti quanti noi un'autentica
sfida”. Per i presuli anglicani d'Africa, giunti ad Entebbe da 21 Paesi, il tema
dell'unità tra i membri della Comunione, che conta 80 milioni di fedeli suddivisi
in una quarantina di organizzazioni regionali e nazionali presenti in 160 Paesi, rimane
di fondamentale importanza. “Mentre noi siamo sempre pronti – sottolineano i vescovi
anglicani - ad ascoltare le opinioni provenienti dagli esponenti della Comunione
che svolgono la propria missione in altri Paesi, è certamente opportuno che il mondo
si ponga all'ascolto della voce unica che proviene dalle nostre Chiese in Africa”.
Nel documento finale di Entebbe vengono anche esaminate le sfide comuni per i religiosi
anglicani che svolgono la loro missione nei diversi Paesi del Continente nero: sfide
alla povertà, sfide alla violenza, specialmente quella esercitata sulle donne, sfide
alla corruzione politica, sfide per fermare ogni tipo di conflitto. Per agire efficacemente
contro questi mali, i presuli anglicani africani ritengono opportuna “la collaborazione
con altre organizzazioni ad ogni livello”. Questa collaborazione diviene maggiormente
urgente quando bisogna combattere i nuovi e i vecchi mali che affliggono le popolazioni
del Continente. Per i pastori africani è necessario collaborare per garantire “l'accesso
all'assistenza medica, per fornire sicurezza alimentare e per promuovere le misure
necessarie per la salute delle famiglie africane, con speciale riguardo per le madri,
i bambini e gli anziani”. Sul tema degli abusi perpetrati nell'ambito sociale e su
quello delle violazioni dei diritti umani, i pastori riuniti ad Entebbe sottolineano
che “la Comunione anglicana in Africa dovrebbe unirsi al movimento globale costituito
da quanti si rifiutano di rimanere in silenzio di fronte alle ingiustizie dell'attuale
situazione socio-economico e di fronte all'iniqua gestione della politica. Il documento
sottoscritto ad Entebbe contiene anche un appello ai leader politici dei singoli Paesi
del Continente affinché collaborino tra loro a raggiungere il traguardo della riduzione
della povertà. Inoltre, per i presuli anglicani rimane valido “il modello biblico
della famiglia che si basa sull'unione matrimoniale di un uomo con una donna”. Al
tema del risveglio dell'identità africana è stata dedicata altra parte del documento.
Al riguardo si afferma che “dopo un lungo periodo di sottosviluppo e di misconoscimento
dell'identità africana, adesso si assiste ad una presa di coscienza che il futuro
del nostro Continente dipende sempre più da noi stessi". Nell'ultima parte del documento
di Entebbe, i pastori anglicani esaminano le situazioni particolari che i cristiani
devono affrontare in alcuni Paesi dell'Africa. Nello specifico l'analisi dei presuli
approfondisce quanto accade oggi nella Repubblica Democratica del Congo, in Sudan
e nel Madagascar. Al riguardo, i presuli rivolgonio un appello alle autorità nazionali
ed internazionali affinché si impegnino a riportare la pace tra le popolazioni che
abitano in quelle regioni afflitte da diversi conflitti di carattere etnico e religioso.
(R.G.)