2010-08-31 14:37:47

Conclusa in Uganda la Conferenza dei vescovi anglicani del continente africano


Un appello ai cristiani d'Africa a “prendersi cura del proprio futuro con le proprie mani” è stato lanciato domenica scorsa da quattrocento presuli della Comunione anglicana al termine della seconda riunione della All Africa Bishops Conference (Aabc), che si è svolta a Entebbe, in Uganda, dal 23 al 29 agosto. Nel documento pubblicato al termine dell'incontro dei religiosi, - riferisce L'Osservatore Romano - si sottolinea che “la Comunione anglicana in Africa ha continuato ad essere testimone del proprio sviluppo ed ora è possibile perfino pensare che il centro di gravità della cristianità nel mondo stia spostandosi verso questo Continente. Nondimeno, la possibile rilevanza che la Comunione anglicana ha sulla missione globale e sulle trasformazioni sociali, economiche e politiche del Continente nero rimane per tutti quanti noi un'autentica sfida”. Per i presuli anglicani d'Africa, giunti ad Entebbe da 21 Paesi, il tema dell'unità tra i membri della Comunione, che conta 80 milioni di fedeli suddivisi in una quarantina di organizzazioni regionali e nazionali presenti in 160 Paesi, rimane di fondamentale importanza. “Mentre noi siamo sempre pronti – sottolineano i vescovi anglicani - ad ascoltare le opinioni provenienti dagli esponenti della Comunione che svolgono la propria missione in altri Paesi, è certamente opportuno che il mondo si ponga all'ascolto della voce unica che proviene dalle nostre Chiese in Africa”. Nel documento finale di Entebbe vengono anche esaminate le sfide comuni per i religiosi anglicani che svolgono la loro missione nei diversi Paesi del Continente nero: sfide alla povertà, sfide alla violenza, specialmente quella esercitata sulle donne, sfide alla corruzione politica, sfide per fermare ogni tipo di conflitto. Per agire efficacemente contro questi mali, i presuli anglicani africani ritengono opportuna “la collaborazione con altre organizzazioni ad ogni livello”. Questa collaborazione diviene maggiormente urgente quando bisogna combattere i nuovi e i vecchi mali che affliggono le popolazioni del Continente. Per i pastori africani è necessario collaborare per garantire “l'accesso all'assistenza medica, per fornire sicurezza alimentare e per promuovere le misure necessarie per la salute delle famiglie africane, con speciale riguardo per le madri, i bambini e gli anziani”. Sul tema degli abusi perpetrati nell'ambito sociale e su quello delle violazioni dei diritti umani, i pastori riuniti ad Entebbe sottolineano che “la Comunione anglicana in Africa dovrebbe unirsi al movimento globale costituito da quanti si rifiutano di rimanere in silenzio di fronte alle ingiustizie dell'attuale situazione socio-economico e di fronte all'iniqua gestione della politica. Il documento sottoscritto ad Entebbe contiene anche un appello ai leader politici dei singoli Paesi del Continente affinché collaborino tra loro a raggiungere il traguardo della riduzione della povertà. Inoltre, per i presuli anglicani rimane valido “il modello biblico della famiglia che si basa sull'unione matrimoniale di un uomo con una donna”. Al tema del risveglio dell'identità africana è stata dedicata altra parte del documento. Al riguardo si afferma che “dopo un lungo periodo di sottosviluppo e di misconoscimento dell'identità africana, adesso si assiste ad una presa di coscienza che il futuro del nostro Continente dipende sempre più da noi stessi". Nell'ultima parte del documento di Entebbe, i pastori anglicani esaminano le situazioni particolari che i cristiani devono affrontare in alcuni Paesi dell'Africa. Nello specifico l'analisi dei presuli approfondisce quanto accade oggi nella Repubblica Democratica del Congo, in Sudan e nel Madagascar. Al riguardo, i presuli rivolgonio un appello alle autorità nazionali ed internazionali affinché si impegnino a riportare la pace tra le popolazioni che abitano in quelle regioni afflitte da diversi conflitti di carattere etnico e religioso. (R.G.)







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