2010-08-31 14:46:52

A Seul circa 400 partecipanti ai lavori del Congresso dei laici cattolici dell'Asia, oggi al via


Testimoniare Gesù Cristo e ad annunciare il suo Vangelo come dono universale di salvezza: questi gli obiettivi del Congresso dei laici cattolici dell’Asia, che si apre oggi a Seoul, nella Corea del Sud. Organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, l’evento ha come tema “Proclamare Gesù Cristo in Asia oggi” e vede la presenza di 400 partecipanti, esponenti sia delle Conferenze episcopali asiatiche che di oltre 35 comunità e movimenti ecclesiali. I lavori proseguiranno fino a domenica e vedranno, fra gli altri, l’intervento di padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews, che proporrà una riflessione intitolata “Coraggiose testimonianze di fede”. Ma quanto coraggio ci vuole oggi per testimoniare la fede in Asia? Isabella Piro lo ha chiesto allo stesso padre Cervellera:RealAudioMP3

R. – Ce ne vuole tanto, perché credo che la Chiesa in Asia, nella sua storia, sia tra le più perseguitate. Forse la Chiesa in Asia ha dato più martiri al mondo di tutte le altre Chiese messe insieme. La seconda cosa è che diversi Paesi asiatici, ancora adesso, non permettono la libertà di religione: tra i dieci Paesi che più soffocano le religioni, almeno otto sono asiatici. Questo vuol dire che effettivamente c’è tantissima sofferenza e tantissime limitazioni. Ci sono ancora martiri in Asia, se pensiamo ai massacri dell’Orissa, ai prigionieri in Cina, alla Nord Corea, e a tanti altri. Quindi, c’è ancora moltissimo martirio e c’è ancora moltissima difficoltà.
D. – Spesso, in Asia i cristiani vengono accusati di proselitismo. Ma come distinguere evangelizzazione e proselitismo?

R. – Il proselitismo sarebbe un tentativo capzioso di commerciare sulle conversioni, di convincere una persona a convertirsi attraverso favori, somme di denaro… e questo non avviene assolutamente tra i cristiani, tra i cattolici in Asia! C’è, invece, la testimonianza della bellezza della vita cristiana e questo spinge la gente a convertirsi. Naturalmente, però, l’accusa di proselitismo avviene proprio perché queste religioni tradizionali si sentono “mancare l’aria” in un mondo che sta vorticosamente cambiando.

D. – In diversi Paesi asiatici, come ad esempio nelle Filippine, in Corea o in India, la presenza della Chiesa nei mass media è significativa. In questo ambito, le Chiese locali come si muovono per coinvolgere i laici nell’uso dei nuovi media per l’evangelizzazione?

R. – Proprio nei Paesi che lei ha citato, ci sono esperienze grandissime sia come giornali, sia come radio. C’è pure, qua e là, qualche esperienza di televisione, ma la televisione è molto costosa e quindi la Chiesa in Asia, essendo una minoranza, non ha la possibilità di sostenere spese così ampie. Però, in tutti questi ambiti ci sono i laici che lavorano, non sono tutti preti: il sacerdote dà indicazioni, dà il valore spirituale al progetto, però sono i laici che portano avanti i media per l’evangelizzazione. Pensiamo a che cos’è Radio Veritas nelle Filippine: informa, diffonde il catechismo, può far comunicare culture diverse per decine di Paesi asiatici.

D. – Quale spazio viene dato alle donne e ai giovani, come “speranza” per il futuro della Chiesa in Asia?

R. – La Chiesa in Asia, qualche volta – per lo meno come concezione – a me sembra un po’ “clericale”, perché c’è un grande rispetto per l’autorità, quindi c’è un grande rispetto per il sacerdote, per il vescovo come “autorità sacrali”. Questo, appunto, dipende un po’ dalle concezioni religiose presenti in questi Paesi. Il Convegno vuole proprio spingere ad una collaborazione tra il personale consacrato ed il personale laico e in questo, secondo me, effettivamente le donne e i giovani hanno una grande chance. Già adesso, di fatto, l’evangelizzazione quotidiana è affidata proprio alle donne, è affidata proprio ai giovani: con i compagni di scuola, oppure nelle Università, con il vicinato, o anche con posti di responsabilità nella società.

D. – In questo contesto, quindi, diventano fondamentali le Giornate Mondiali della Gioventù, sia a livello nazionale che continentale?

R. – Assolutamente. Perché le Giornate Mondiali della Gioventù sono la scoperta dell’universalità della Chiesa. La Chiesa, cioè, non è semplicemente una famiglia legata ad una nazione, ad un’etnia, ad una semplice cultura: la Chiesa è qualcosa che va oltre tutte le culture e che abbraccia veramente il mondo. Le Giornate Mondiali della Gioventù sono entusiasmanti proprio per i giovani dell’Asia e spesso, in queste giornate, diversi giovani decidono di seguire il Signore in qualche vocazione di consacrazione.







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