A Seul circa 400 partecipanti ai lavori del Congresso dei laici cattolici dell'Asia,
oggi al via
Testimoniare Gesù Cristo e ad annunciare il suo Vangelo come dono universale di salvezza:
questi gli obiettivi del Congresso dei laici cattolici dell’Asia, che si apre oggi
a Seoul, nella Corea del Sud. Organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, l’evento
ha come tema “Proclamare Gesù Cristo in Asia oggi” e vede la presenza di 400 partecipanti,
esponenti sia delle Conferenze episcopali asiatiche che di oltre 35 comunità e movimenti
ecclesiali. I lavori proseguiranno fino a domenica e vedranno, fra gli altri, l’intervento
di padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews, che proporrà
una riflessione intitolata “Coraggiose testimonianze di fede”. Ma quanto coraggio
ci vuole oggi per testimoniare la fede in Asia? Isabella Piro lo ha chiesto
allo stesso padre Cervellera:
R. – Ce ne
vuole tanto, perché credo che la Chiesa in Asia, nella sua storia, sia tra le più
perseguitate. Forse la Chiesa in Asia ha dato più martiri al mondo di tutte le altre
Chiese messe insieme. La seconda cosa è che diversi Paesi asiatici, ancora adesso,
non permettono la libertà di religione: tra i dieci Paesi che più soffocano le religioni,
almeno otto sono asiatici. Questo vuol dire che effettivamente c’è tantissima sofferenza
e tantissime limitazioni. Ci sono ancora martiri in Asia, se pensiamo ai massacri
dell’Orissa, ai prigionieri in Cina, alla Nord Corea, e a tanti altri. Quindi, c’è
ancora moltissimo martirio e c’è ancora moltissima difficoltà. D. – Spesso,
in Asia i cristiani vengono accusati di proselitismo. Ma come distinguere evangelizzazione
e proselitismo?
R. – Il proselitismo sarebbe un tentativo capzioso
di commerciare sulle conversioni, di convincere una persona a convertirsi attraverso
favori, somme di denaro… e questo non avviene assolutamente tra i cristiani, tra i
cattolici in Asia! C’è, invece, la testimonianza della bellezza della vita cristiana
e questo spinge la gente a convertirsi. Naturalmente, però, l’accusa di proselitismo
avviene proprio perché queste religioni tradizionali si sentono “mancare l’aria” in
un mondo che sta vorticosamente cambiando.
D. – In diversi Paesi asiatici,
come ad esempio nelle Filippine, in Corea o in India, la presenza della Chiesa nei
mass media è significativa. In questo ambito, le Chiese locali come si muovono per
coinvolgere i laici nell’uso dei nuovi media per l’evangelizzazione?
R.
– Proprio nei Paesi che lei ha citato, ci sono esperienze grandissime sia come giornali,
sia come radio. C’è pure, qua e là, qualche esperienza di televisione, ma la televisione
è molto costosa e quindi la Chiesa in Asia, essendo una minoranza, non ha la possibilità
di sostenere spese così ampie. Però, in tutti questi ambiti ci sono i laici che lavorano,
non sono tutti preti: il sacerdote dà indicazioni, dà il valore spirituale al progetto,
però sono i laici che portano avanti i media per l’evangelizzazione. Pensiamo a che
cos’è Radio Veritas nelle Filippine: informa, diffonde il catechismo, può far comunicare
culture diverse per decine di Paesi asiatici.
D. – Quale spazio viene
dato alle donne e ai giovani, come “speranza” per il futuro della Chiesa in Asia?
R.
– La Chiesa in Asia, qualche volta – per lo meno come concezione – a me sembra un
po’ “clericale”, perché c’è un grande rispetto per l’autorità, quindi c’è un grande
rispetto per il sacerdote, per il vescovo come “autorità sacrali”. Questo, appunto,
dipende un po’ dalle concezioni religiose presenti in questi Paesi. Il Convegno vuole
proprio spingere ad una collaborazione tra il personale consacrato ed il personale
laico e in questo, secondo me, effettivamente le donne e i giovani hanno una grande
chance. Già adesso, di fatto, l’evangelizzazione quotidiana è affidata proprio
alle donne, è affidata proprio ai giovani: con i compagni di scuola, oppure nelle
Università, con il vicinato, o anche con posti di responsabilità nella società.
D.
– In questo contesto, quindi, diventano fondamentali le Giornate Mondiali della Gioventù,
sia a livello nazionale che continentale?
R. – Assolutamente. Perché
le Giornate Mondiali della Gioventù sono la scoperta dell’universalità della Chiesa.
La Chiesa, cioè, non è semplicemente una famiglia legata ad una nazione, ad un’etnia,
ad una semplice cultura: la Chiesa è qualcosa che va oltre tutte le culture e che
abbraccia veramente il mondo. Le Giornate Mondiali della Gioventù sono entusiasmanti
proprio per i giovani dell’Asia e spesso, in queste giornate, diversi giovani decidono
di seguire il Signore in qualche vocazione di consacrazione.