2010-08-30 14:51:01

Venezuela: in 26 mesi uccisi 122 sindacalisti


In Venezuela, nell’indifferenza della comunità internazionale, tra giugno 2008 e agosto 2010 sono stati assassinati 122 sindacalisti od operatori che lavoravano nell'ambito della difesa dei diritti dei lavoratori. La denuncia è contenuta in un rapporto del Programma venezuelano di educazione-azione pro diritti umani (“Provea”) e del vicariato per i diritti umani della diocesi di Caracas. L'elenco completo delle vittime può essere consultato sul sito www.derechos.org.ve/proveaweb/?p=6059. Dall'analisi dei dati del rapporto si evince che la stragrande maggioranza delle vittime sono state uccise da sicari. Due i settori economici sullo sfondo di questo dramma: l'industria edile e quella del petrolio. Il 42% degli omicidi sono avvenuti nello Stato di Bolivar, nella regione sudorientale del Paese. In questa area abitano poco più di un milione e 200 mila persone. Si tratta, in gran parte, di famiglie di lavoratori attratti dalle grandi ricchezze idroelettriche, minerarie (bauxita e ferro) e dalla grande industria “Siderúrgica del Orinoco”. Questa serie di violenze, paragonabile solo ai periodi più difficili della Colombia e del Guatemala, ha avuto inizio alcuni anni fa ed è continuata nell'indifferenza e nell'impunità. Il 2001 è l'anno della prima vittima, Wilmer Velásquez. Pesanti, in particolare, i bilanci del 2006 con 23 vittime e del 2007 con 29 morti. Le organizzazioni che firmano il rapporto denunciano soprattutto l’impunità che accompagna questi crimini. Una ricerca complementaria al dossier rileva, infatti, che su 52 crimini registrati in 10 anni, sono stati individuati e puniti i responsabili in solo 3 casi (5,7% del totale). “Questo rivela - si legge nella presentazione del documento - l'esistenza di una situazione di alta impunità”. Rivela anche “l'assenza di indagini sulle denunce che coinvolgono una presunta partecipazione nei crimini di funzionari della polizia così come di differenti organizzazioni sindacali, mandanti intellettuali degli assassini”. Le cause di questa strage strisciante e silenziosa sono molteplici. II rapporto ne identifica le principali. In primo luogo, la situazione di violenza generalizzata esistente da alcuni anni nel Paese sudamericano, più volte denunciata dai vescovi. Una violenza che prospera anche perché accompagnata da un'impunità endemica. Si ricorda che, secondo dati ufficiali del “Cuerpo de Investigaciones Científicas, Penales y Criminalísticas”, nel 2008 sono stati compiuti 3 omicidi ogni due ore, in pratica 14.467 in dodici mesi. I gruppi d'interesse che operano all'interno di alcuni sindacati, come quello del settore edile, appaiono poi protetti da una legge che fa dell'organizzazione sindacale l'ente chiamato a fornire il 75% della mano d'opera. C’è dunque un "parallelismo sindacale” dilagante che snatura e minimizza i sindacati tradizionali e storici, spesso molto critici con le politiche governative. Infine, conseguenza delle realtà precedenti, la debolezza del movimento sindacale che, nonostante la crescita numerica, non ha nessun peso contrattuale. Le organizzazioni che firmano il rapporto chiedono, infine, al presidente della Repubblica, al procuratore generale un "esplicito riconoscimento della gravità del problema”, “l'apertura di un ampio dibattito sulle cause del fenomeno” e “il disegno di politiche che consentano un cambio di rotta di una realtà che ha portato tanto dolore e lutti in numerose famiglie”. (A cura di Luis Badilla)







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