Conclusa la 33.ma edizione del Meeting di Rimini. Il bilancio con la presidente, Emilia
Guarnieri
Ieri, a Rimini si è chiusa la XXXIII edizione del Meeting per l’Amicizia fra i Popoli
con la presentazione del libro di don Giussani: “L’io rinasce in un incontro”. Il
testo raccoglie una parte delle lezioni e dei dialoghi di don Giussani con i responsabili
degli universitari di Comunione e Liberazione. Una tematica, quella della rinascita
da un incontro, che è stata al centro dell’ultima giornata del Meeting. Il servizio
della nostra inviata a Rimini, Debora Donnini:
Per desiderare
di rinascere, bisogna riconoscere di essere morti. Prende inizio da qui il discorso
del giovane filosofo francese, Fabrice Hadjadj, di origini tunisine e di fede ebraica
fino alla conversione al cristianesimo sui 30 anni. Alla presentazione del libro di
don Giussani, Hadjadj sottolinea che la buona Notizia presuppone la cattiva della
nostra infinita miseria. Il cuore è il centro di me stesso, afferma, eppure è un muscolo
che io non comando. Questo significa che non mi sono dato la vita da solo, che il
centro di me stesso non mi appartiene e che vi scorre un sangue che dovrà essere alla
fine versato. Il problema è per chi e per che cosa versarlo. Il problema non è avere
sempre più nuove conoscenze o una soluzione, ma uno scopo per il quale donarci. E
per questo non serve il potere che al contrario riduce il desiderio perché vuole possedere,
ma un incontro che sia capace di farmi rinascere, di ricevere la vita e darla.
Come
è stato per tanti che hanno conosciuto don Giussani e lui li ha portati a Cristo.
L’io, sostiene Hadjadj, riconosce di essere un destino perché risponde alla chiamata
di un Dio che è Trinità e, dunque, comunione di persone. Ecco, allora, che cominciamo
a risuscitare quando crediamo che ciascuno è tale che Dio sembra gioire nel suo volto,
afferma richiamandosi a Dante. L’incontro è stato, dunque, un tema centrale come si
è visto anche nella conferenza con il neuro scienziato, Giacomo Rizzolati. La neurofisiologia
moderna, infatti, sostiene che il meccanismo attraverso cui conosciamo non è solo
intellettuale, ma anche affettivo. La novità apportata dalla scoperta dei cosiddetti
‘neuroni a specchio’ è proprio quella di aver dimostrato che la nostra conoscenza
passa attraverso il rapporto con l’altro ed è affettivamente legata ad un Tu. E, dunque,
l’incontro è fondamentale e possibile per chi apre il suo cuore a cose grandi come
ci ha ricordato il Meeting 2010.
Titolo del Meeting di Rimini di quest’anno:
“Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”. Come si è declinata
questa tematica in questa settimana del Meeting appena conclusa? Debora Donnini
l’ha chiesto a Emilia Guarnieri, presidente del Meeting:
R. – Io
credo, innanzitutto attraverso la presenza della gente, la presenza dei volontari,
che sono stati la prima grande testimonianza di chi è qua proprio perché il cuore
la spinge a desiderare cose grandi, perché i volontari che si spendono per un ideale
sono la documentazione di questo. Si è declinato attraverso i racconti, le storie
degli scienziati, dei grandi imprenditori che hanno documentato come si lavora, si
opera, perché si è spinti da un desiderio di andare sempre oltre, di trovare sempre
qualcosa di nuovo. Si è documentata attraverso la mostra sull’economia, dove proprio
si è visto attraverso il percorso della mostra e quello che poi è stato detto dai
relatori, che anche per l’economia o è un movimento dell’uomo e degli uomini, che
rimette in moto la voglia di lavorare, la voglia di rischiare, la voglia di intraprendere,
o altrimenti con le regole astratte dell’economia astratta si va solo verso la crisi,
nella quale peraltro siamo finiti. Si è documentato attraverso la testimonianza un
grande intervento del patriarca di Venezia. Abbiamo avuto questo incontro storico
fra il cardinale Erdö e il patriarca di Minsk, Filaret, con questa battuta di Filaret
che diceva: “Chi chiede come si fa a fare l’unità venga qui a Rimini che la stiamo
facendo” e sollevava il braccio del cardinale Erdö. Insomma, si è proprio visto che
il cuore è qualcosa che spinge l’uomo alla grandezza e inevitabilmente lo fa incontrare
con l’altro uomo che ha lo stesso desiderio.
D. – Quindi, il messaggio
del Meeting è che per costruire la pace, l’unità, per superare una crisi economica
e così via bisogna partire dal cuore. Con tutto questo, l’incontro con Gesù Cristo,
che rapporto ha?
R. – Diceva Agostino: “Il mio cuore è inquieto fino
a quando non riposa in te”. Cristo è il punto che da una parte dà un approdo a questo
desiderio del cuore, ma dall’altra parte – e questa mi pare la cosa ancor più interessante
– conferma l’uomo nella bontà e nella verità del suo desiderio, perché l’uomo si conferma
nella bontà e nella verità dei suoi desideri solo quando incontra qualcosa che risponde
a quei desideri, perché altrimenti cade nello scetticismo: prima o poi. Allora, l’incontro
con Cristo, proprio in quanto conferma l’uomo nella bontà e nella verità del suo desiderio,
lo spinge sempre più avanti a cercare ancora una profondità di rapporto con Lui, quindi
di rapporto con la realtà. (Montaggio a cura di Maria Brigini)