Pakistan: la violenza terrorista non si ferma davanti al dramma delle alluvioni
In Pakistan la violenza terrorista non si ferma neanche davanti al dramma devastante
delle alluvioni. Un commando di integralisti islamici ha attaccato un ufficio del
governo vicino al consolato degli Stati Uniti a Peshawar. L’assalto è avvenuto dopo
che i talebani hanno ucciso nella Valle di Swat tre operatori umanitari di fede cristiana.
Intanto continua ad essere tragica la situazione di milioni di sfollati, mentre l’Unicef
lancia un altro allarme: oltre 70mila bambini rischiano di morire di fame se non arrivano
urgenti aiuti. Il servizio di Linda Giannattasio.
La violenza
non si arresta nel Pakistan devastato dalle alluvioni. Secondo l’agenzia Fides tre
persone sarebbero state uccise, si tratterebbe, in base ai dati dell’agenzia, di “tre
volontari stranieri, di religione cristiana, appartenenti a un’organizzazione internazionale
che, per motivi di sicurezza, viene ancora tenuta segreta”. Nessuna conferma, al momento
dalle Nazioni Unite. Un evento non nuovo, secondo Daniele Scaglione, direttore della
comunicazione di Actionaid, ong presente da anni sul territorio pachistano:
“Questi
attacchi sono indubbiamente un fatto grave. Paradossalmente non dovrebbero avere gravi
conseguenze sulla sicurezza del Paese, su quello che c’è da fare, perché la presenza
di gruppi armati talebani che vogliono controllare parti del Paese, non è una cosa
nuova. I nostri operatori che sono sul campo sanno lavorare in queste condizioni,
ma non vogliamo che passi l’idea che allora non serve a niente mandare aiuti, perché
tanto ci sono i talebani che controllano. Questo non è vero e anzi sarebbe ancor più
grave e ci sarebbe ancora più spazio per le persone che commettono queste violenze,
se non si aiutasse la popolazione a sopravvivere”.
Intanto, le inondazioni
non sembrano cessare e l’emergenza continua. Il quadro, in particolare nell’area meridionale
del Sindh è allarmante. Qui questa mattina il fiume Indo in piena ha rotto altri argini
inondando nuove terre della provincia. Sono circa un milione le persone costrette
a lasciare le proprie abitazioni nelle ultime 48 ore. Ma come proseguono le operazioni
di soccorso? Maurizio Giuliano, portavoce del coordinamento Onu
degli Affari Umanitari in Pakistan:
“Continuiamo ad andare avanti alla
velocità più elevata possibile. Mentre l’acqua può spazzar via un milione di persone
in due giorni, noi non possiamo dare aiuti a un milione di persone in due giorni.
Abbiamo per ora dato cibo a più di due milioni di persone, medicine che possono coprire
fino a tre milioni e mezzo di persone, rifugi d’emergenza, quindi tende o simili a
più di un milione e acqua potabile a due milioni e mezzo di persone ogni giorno. L’acqua
è una preoccupazione importante e insieme all’acqua tutte le malattie che sono legate
all’acqua. L’acqua potabile è una priorità assoluta”.
Sono almeno 20
milioni finora le persone in fuga, ma qual è al momento la situazione degli sfollati?
Ancora Maurizio Giuliano:
“E’ grave nel nord, dove le inondazioni sono
cominciate più di un mese fa. L’assistenza ha già raggiunto quasi tutti quelli che
avevano bisogno, mentre nel sud dove le inondazioni sono una cosa molto più recente
che continua tutt’ora, la situazione è critica. Stiamo cercando di dare biscotti di
alta energia e di raggiungere il più velocemente possibile queste popolazioni. E’
necessario che i donatori continuino ad impegnarsi perché altrimenti la vita di milioni
di persone, specialmente bambini, è a rischio”.