A ottobre, in Vaticano, il Congresso mondiale della stampa cattolica. Intervista con
mons. Celli
Dopo il congresso mondiale sulle televisioni cattoliche del 2006 di Madrid, e quello
sulle radio cattoliche del 2008, celebrato in Vaticano, il Pontificio Consiglio per
le Comunicazioni Sociali si appresta a chiudere il “cerchio” della riflessione con
un Congresso mondiale sulla stampa cattolica. L’appuntamento è stato fissato in Vaticano
dal 4 al 7 ottobre prossimi e, a più di un mese di distanza, sono già una sessantina
i Paesi che hanno deciso di inviare propri delegati. Il dibattito degli esperti si
concentrerà sul presente e sul futuro della stampa cattolica nel mondo, con una particolare
attenzione alla loro presenza nel mondo del web e dei nuovi media. Alessandro De
Carolis ne ha parlato con il presidente del dicastero pontificio, l’arcivescovo
Claudio Maria Celli:
R. – La grande
domanda di fondo è sempre questa: nel contesto sociale di oggi, nella Chiesa di oggi,
quale ruolo deve svolgere una radio cattolica, una televisione cattolica? Ci si può
porre la stessa domanda sulla stampa. E il tema del Congresso non riguarda solamente
la stampa cattolica, ma la stampa cattolica nell’era digitale, perché è ormai a tutti
noto che sono molti più i lettori che leggono un giornale – cattolico o non – via
Internet, che acquistando copia del giornale. E poi, è innegabile: le nuove tecnologie
stanno aprendo panorami molto più ampi, ricchi, stimolanti… E quindi, abbiamo pensato
bene che fosse opportuno invitare persone che lavorano nel campo della stampa cattolica,
a livello mondiale. Non abbiamo scelto noi, i delegati. Abbiamo chiesto alle Conferenze
episcopali di nominare tre delegati, rappresentanti di diversi Paesi. E quindi, abbiamo
due delegati esperti in stampa e un delegato esperto in Internet o nelle nuove tecnologie.
Posso dirle che, sinora, la risposta è stata veramente positiva: fino ad oggi abbiamo
avuto la conferma di 58 Paesi con una presenza di circa 180 rappresentanti. Sono contento
perché significa che a livello mondiale, nella Chiesa, il tema della stampa è sentito
profondamente.
D. – Anche se il Congresso è ancora in via di definizione
nelle sue tematiche e nella sua organizzazione, quali sono in generale, eccellenza,
i temi che verranno affrontati in ottobre?
R. – Il primo giorno è marcato
da due tavole rotonde. Nella mattinata, abbiamo invitato direttori di grandi giornali
laici a livello mondiale, perché desideriamo sentire dalla loro viva voce che cosa
pensano dello stato attuale e del futuro della stampa in quanto tale. Nel pomeriggio,
invece, faremo la stessa cosa con direttori di grandi quotidiani cattolici provenienti
da vari Paesi, e domanderemo loro qual è per loro il futuro della stampa cattolica.
Poi, il secondo giorno lo dedicheremo a problematiche particolari e la domanda sarà:
che relazione c’è tra stampa e ricerca della verità? Che rapporto c’è tra stampa cattolica
e controversie? Avremo persone che potranno dibattere in maniera serena le problematiche
che oggi la comunità affronta quotidianamente, e che innegabilmente trovano un’espressione
nella stampa. L’ultimo giorno, invece, sarà dedicato all’aspetto digitale nel suo
insieme: quindi, cosa significa la presenza della Chiesa in Internet – ad esempio.
Abbiamo dei siti, dei portali di grande interesse, e certamente la Chiesa sente intensamente
questa sua responsabilità in quella che noi chiamiamo una “diaconia della cultura
digitale”. Il Papa ci ha invitato a questo: nell’ultimo messaggio per la Giornata
delle comunicazioni sociali, Benedetto XVI ci invita addirittura a pensare ad una
“pastorale” nel mondo della cultura digitale. E ancora una volta, il Papa ci invita
ad un dialogo culturale a tutto tondo e in questo siamo tutti impegnati. Io dico,
scherzando, che la Chiesa si muove con diverse velocità: lei può ben immaginare cosa
significhi il mondo europeo, il mondo americano e cosa, invece, possa significare
il mondo latinoamericano o il mondo africano… La Chiesa si muove con grande spirito
di servizio, però è innegabile: certi ritmi sono condizionati anche dalle tecnologie
a loro disposizione. Salutiamo con grande simpatia i primi tentativi, anche nel campo
di Internet, ma anche nella stessa stampa, che avvengono in alcuni Paesi. In altre
parti, ad esempio, la radio svolge un ruolo particolarmente forte, significativo,
in altre invece un pochino meno, perché ci sono grandi difficoltà: il solo Brasile
ha più di 200 radio cattoliche operanti, il mondo africano non arriva a 200, e intendo
tutto il continente africano… Quindi, ecco qui la diversità, le problematiche che
emergono.
D. – Quindi, la sua aspettativa principale per questo Congresso
…
R. – Io sono contento di questo nuovo Congresso, perché termineremo
una panoramica di insieme. Io sto aspettando che da questo dibattito, da questa verifica
che faremo insieme, non emerga il punto della situazione attuale della stampa cattolica,
ma io mi aspetto di trovare risposte per il futuro: quale sia la missione che la stampa
cattolica deve svolgere in questo momento attuale, nel contesto mondiale di oggi.