Violenza e caos in Somalia: civili in fuga da Mogadiscio
In Somalia sono ormai centinaia i civili che hanno abbandonato le loro case nella
capitale, Mogadiscio, a causa delle violenze tra i soldati del governo transitorio
somalo e i ribelli islamici Shabab. Gli scontri si protraggono ormai da cinque giorni
e hanno provocato decine di morti e centinaia di feriti. Per un commento sulla situazione
nel Paese Linda Giannattasio ha intervistato Angelo Masetti, portavoce
del Forum Italia–Somalia:
R. - Questi
scontri non sono un’assoluta novità, ma è da moltissimi mesi che gli Shabab stanno
tenendo sotto forte pressione il governo transitorio e stanno mietendo moltissime
vittime ed è molto tempo che le truppe dell’Amisom reagiscono contro di loro soltanto
se attaccate.
D. - Dal punto di vista umanitario sono ormai centinaia
le persone in fuga dalla capitale, da Mogadiscio...
R. - La situazione
a Mogadiscio è terribile non soltanto nell’ultima settimana, oramai gli esuli da Mogadiscio
e dalla Somalia si possono contare in diversi milioni, ci sono stime che parlano di
due o tre milioni di esuli all’estero, cifre che vanno dal 20 al 30% della popolazione
somala.
D. - Gli Shabab rivendicano un forte legame con Al Qaida, qual
è il loro ruolo nel Paese, quali sono le loro posizioni?
R. - I vertici
degli Shabab in Somalia sono quasi tutti stranieri, i somali formano i quadri intermedi
e la bassa manovalanza. Questo significa che l'organizzazione è un soggetto che sta
rispondendo a ordini che vengono dall’estero. Questo per dire anche che ciò che sta
succedendo in Somalia, ha molto poco di somalo ed è molto significativo invece sul
piano internazionale. C’è uno scontro oramai fra chi sta cercando di affermare in
Somalia un Islam aggressivo e assolutamente estraneo alla cultura somala e chi cerca
di resistere a questa penetrazione. In questi anni nonostante che gli Shabab continuino
ad avere una forza militare estremamente esigua non gli si è contrapposto da parte
della Comunità internazionale una forza sia militare che civile adeguata a metterli
fuori combattimento.
D. - Secondo molti analisti pesa l’assenza della
Comunità internazionale, però le Nazioni Unite dopo 17 anni di assenza, torneranno
gradualmente a Mogadiscio. Sara possibile questo rientro, che significato ha?
R.
- Se intendiamo come rientro di civili, in questa situazione non credo che sia assolutamente
praticabile perché non esiste la sicurezza. Quello che bisogna fare in Somalia oggi
è dare alle truppe dell’Amisom, in futuro alle truppe delle Nazioni Unite, un mandato
molto più penetrante, molto più efficace nei confronti degli Shabab e stabilire a
livello internazionale che la questione somala deve essere risolta dando al governo
transitorio la forza e l’autorevolezza necessaria per poter conquistare anche i cuori
della popolazione somala.