Il Sermig all'Aquila per il terzo "Appuntamento Mondiale Giovani della Pace"
“Le giovani generazioni hanno bisogno di maestri credibili”: è la sfida lanciata dal
Sermig, il Servizio missionario giovani, oggi all’Aquila per il terzo "Appuntamento
Mondiale Giovani della Pace". Oltre 2 mila ragazzi provenienti da tutta Italia si
sono dati appuntamento nei pressi della Basilica di Collemaggio devastata dal terremoto
dello scorso anno. Questa sera la marcia notturna che raggiungerà la chiesa del Torrione
dove è conservata l’urna di Celestino V. Una giornata di preghiera e di testimonianza,
ma anche di riflessione sull’etica dell’economia e della politica. Massimiliano
Menichetti ha raccolto il commento di Ernesto Olivero, fondatore del Sermig:
R. - Stiamo
cercando di far capire alla generazione degli adulti delle varie categorie, dall’economica
alla politica, che senza la preghiera, senza l’incontro con Dio non si va da nessuna
parte e che bisogna entrare in una armonia maggiore con il mondo dei giovani che non
si fida più del mondo degli adulti. Come fanno, i giovani, a sperare in un mondo dove
ogni giorno più di 100 mila persone muoiono di fame? Questa economia avida, corrotta,
la politica che dovrebbe essere veramente servire, servire gli altri: dove la si trova,
se non in casi davvero eccezionali? Però, noi abbiamo sempre pensato che non bisogna
arrendersi al male, quindi la preghiera di questa sera vuol sottolineare la nostra
speranza che la speranza può vincere il male.
D. - Lei ribadisce: c’è
una distanza tra coscienza e realtà, tra mondo dei giovani e mondo degli adulti. Come
si colma, come si unisce questa distanza?
R. - Noi dobbiamo risvegliare
la coscienza, però pragmaticamente. Noi vorremmo testimoniare con la nostra vita che
è possibile fare economia e servire. E noi, questo, da chi l’abbiamo imparato? Da
Gesù Cristo che ha messo uno dei punti fondamentali: servire. Chi vuol essere il primo,
sia il servo di tutti …
D. - All’Aquila voi siete, di fatto, in prossimità
della festa della Perdonanza, in chiusura dell’Anno Celestiniano …
R.
- Celestino V ha posto, come patrimonio suo e dell’umanità, la coscienza. Ci ha sempre
colpito perché a fin di bene esiste solo il bene. E’ lui che ha portato nella misericordia,
perché con la Misericordia di Dio possiamo affrontare qualsiasi battaglia.
D.
- Che cosa verrà da questa giornata?
R. - La mia speranza è che cento
e cento ragazzi diano la vita a Dio, che molti ragazzi si alzino e camminino. Poter
dimostrare che le cose che diciamo le diciamo perché le viviamo veramente, affinché
molti possano dire: voglio avere la vocazione come quello lì, perché quell’uomo, quella
donna, quel ragazzo, quella ragazza sono credibili!