2010-08-27 14:13:20

I vescovi messicani: nessuna impunità per la strage degli immigrati


Per i vescovi del Messico, "l'atroce assassinio di 72 persone nello stato di Tamaulipas è un fatto che non può restare impunito". In una dichiarazione dell'episcopato, il segretario generale, mons. Víctor René Rodríguez Gómez, vescovo di Texcoco, i presuli si esprimono su quest'orrenda strage e chiedono di evitare spiegazioni semplicistiche e di andare a fondo nelle indagini e chiarire la dinamica di un episodio "che ci riempie il cuore di dolore, preoccupazione e indignazione", in particolare "per la crudeltà con cui è stato organizzato il crimine". L'episcopato, così come l'opinione pubblica messicana e quella internazionale, è rimasto inorridito dal fatto che bande di delinquenti specializzati nel traffico di vite umane siano stati capaci di arrivare a giustiziare persone alle quali, in cambio di ingenti somme di denaro, avevano promesso di poter espatriare illegalmente. I vescovi ricordano che anche se il governo fa tutto ciò che può, "non sempre ci sono buoni risultati" e non sempre si riesce a contenere con efficacia "l'ondata di violenza e insicurezza che colpisce la nostra patria". Perciò, aggiungono in riferimento al complesso dramma degli immigrati latinoamericani che cercano di entrare negli Stati Uniti, "esigiamo che anche alle autorità del Paese vicino trattino con rispetto e dignità i nostri connazionali". Il fenomeno, ormai vastissimo, è molto complesso: non c'è solo la questione dell’uccisione delle persone che pagano per essere aiutate a passare la frontiera, ma anche quella di tentare di arruolarle nell'industria del narcotraffico, approfittando della loro disperazione. I presuli esprimono la propria solidarietà ai familiari delle vittime che appartenevano a diverse nazionalità latinoamericane, e che, secondo alcuni testimoni oculari, oggi sono sotto protezione speciale. I testimoni, dal canto loro, hanno manifestato la loro solidarietà a mons. Faustino Armendáriz, vescovo della diocesi dove si sono registrati questi crimini. Nel mese di aprile i vescovi del Messico, in una loro dichiarazione, avevano già segnalato la gravità della situazione del Paese, rilevando che "la violenza può trasformarsi in una forma di sociabilità”. "Il comportamento violento – scrivevano - non è innato, si acquisisce, si apprende e si sviluppa. Su questo influisce il contesto culturale in cui crescono le persone". Tra gli elementi che lo favoriscono, citano "la crisi di valori etici, il predominio dell'edonismo, dell'individualismo e della competizione, la perdita di rispetto dei simboli dell'autorità, la svalutazione delle istituzioni educative, religiose, politiche, giudiziarie e di polizia; atteggiamenti discriminatori e machisti". Allo stesso modo, ricordano "la disuguaglianza, l'esclusione sociale, la povertà, la disoccupazione, i bassi salari, la discriminazione, le migrazioni forzate e i livelli disumani di vita" che "espongono alla violenza molte persone e le rendono vulnerabili alla proposte di attività illecite". Un'altra causa della violenza è "la dissimulazione e la tolleranza nei confronti dei crimini da parte di alcune autorità", per incapacità, irresponsabilità o corruzione. (A cura di Luis Badilla)







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