Commozione e gratitudine nelle tante cerimonie per i 100 anni della nascita di Madre
Teresa
In un clima di generale gratitudine, in tutti i continenti ieri si è celebrato con
intensità e dovizia di iniziative, non solo religiose, il centenario della nascita
della Beata Madre Teresa. In particolare, nelle due città-simbolo della religiosa
– quella indiana di Calcutta, dove visse e morì nel 1997, e quella macedone di Skopje,
dove nacque il 26 agosto 1910 – le cerimonie in programma sono state caratterizzate
da grande solennità e partecipazione di persone, come riferisce in questo servizio
Alessandro De Carolis:
Le colombe
bianche volano dopo la Messa su Calcutta e sull’India e con loro vola il messaggio
di Madre Teresa su un subcontinente che ha bisogno di dissipare con un respiro di
pace le frequenti folate di odio anticristiano. E’ stata l’immagine delle colombe
a suggellare la cerimonia svoltasi nella cappella della Casa delle Missionarie della
Carità a Calcutta. Un migliaio di persone, molte costrette all’esterno, e in mezzo
a loro tanti figli prediletti della Beata, i poveri delle bidonville, che hanno voluto
pregare per chi un giorno scese con loro e per loro nel fango a portare il sorriso
di Dio. Dopo la Messa – concelebrata dal cardinale Telesphore Placidus Toppo
e dai vertici della Chiesa del Bengala Occidentale – la processione con le
candele accese, molte delle quali in mano a tanti vescovi dell’India. Riecheggiando
Benedetto XVI, che ha definito la religiosa “un dono inestimabile”, uno dei presuli,
l’arcivescovo di Calcutta, Lukas Sirkar, ha osservato: “Nel mezzo di catastrofi naturali,
violenze, ingiustizie e sofferenze, il 100.mo anniversario della nascita di Madre
Teresa è venuto a portare un raggio di gioia e di speranza a migliaia di poveri, derelitti,
diseredati, emarginati dell'India”.
Un raggio di gioia poco avvertito
però dai media internazionali i quali, salvo qualche rara eccezione, sono stati piuttosto
tiepidi nel ricordare l’anniversario di una santa universalmente amata e stimata.
Non così nel mondo, dove centinaia di iniziative religiose, culturali, artistiche
hanno fatto rivivere con commozione e gratitudine lo spirito e l’immagine dell’Angelo
dei poveri. A Skopje, la capitale dell’odierna Macedonia dove Madre Teresa nacque
il 26 agosto 1910, il parlamento si è riunito ieri mattina in seduta solenne per ricordare
la suora beatificata da Giovanni Paolo II nell'ottobre 2003. Poi, in serata, il fulcro
delle celebrazioni si è spostato nella chiesa cattolica del Sacro Cuore di Gesù, con
la Messa presieduta dall’arcivescovo di Belgrado, mons. Stanislav
Hocevar, che ricorda così – ai microfoni di padre Ivan Herceg,
della redazione slovena della nostra emittente – l’importanza di Madre Teresa per
la città che le diede i natali e per chiunque guarda oggi a lei come modello di vita:
“Io
vedo proprio, in questa sua vita spirituale e mistica, una grande santa per i nostri
tempi. Tante volte noi non abbiamo più il tempo per la preghiera, per la meditazione,
per la pazienza, lei invece, nonostante dovesse portare tante croci, brillava per
la gioia e sempre realizzava la volontà di Dio. Per me è molto significativo che proprio
alcuni giorni prima di morire potesse dire ancora con voce debole: 'Gesù mio, mai,
mai ho rifiutato la tua volontà'. Quindi, ecco un bellissimo segno ed esempio per
noi tutti, in questi tempi”.
Pur vivendo a Skopje, la famiglia di Madre
Teresa era di origine albanese. Un’appartenenza della quale l’Albania va fiera, come
hanno dimostrato le centinaia di persone e di mazzi di rose rosse che ieri hanno circondato
il monumento che domina la grande piazza di Tirana intitolata alla religiosa. Ma tutte
le strade nel centro della capitale erano ornate di drappi bianchi e blu, i colori
del sari di Madre Teresa, e di ritratti e cartelli con citazioni della piccola
grande suora. Un modo questo – spiega a don Davide Djudjaj,
responsabile della sezione albanese della Radio Vaticana – il nunzio apostolico
in Albania, l’arcivescovo Ramiro Moliner Inglés,
di riscoprire ciò che del messaggio di Madre Teresa l’ateismo di Stato aveva a lungo
impedito di conoscere:
“Cercano di scoprire quello che non hanno avuto
durante il periodo della dittatura comunista così feroce e cruenta, e cioè la dimensione
spirituale: la dimensione spirituale dell’uomo, la dimensione spirituale della persona
e quindi il rispetto della dignità della persona. E questo è il messaggio anche sociale
di Madre Teresa: il rispetto della persona, del fatto di essere persona. C’è un rispetto,
quindi, della vita: dall’inizio alla morte naturale. Mi sembra perciò che sia un desiderio
sincero di approfittare dell’occasione per dimostrare che l’Albania è entrata in un
periodo nuovo, diverso da quello del passato”.
Mons. Moliner Inglés
ha presieduto ieri pomeriggio, come rappresentante di Benedetto XVI, una solenne celebrazione
in onore di Madre Teresa. Questo uno dei pensieri espressi all’omelia, anticipato
al microfono di don Davide Djudjaj:
“Madre Teresa è proprio una discepola
di Gesù Cristo, che con la sua luce, con le sue buone opere, con la sua carità, con
il suo amore, illumina questo mondo di oggi e soprattutto tutti quelli che sono affascinati
dalla sua figura e che si domandano perché e come sia possibile che una donna così
piccola abbia fatto cose così grandi. E lì che viene in risalto l’elemento soprannaturale,
la sua fede, la sua unione con Cristo”.