All’Aquila la festa del Perdonanza all’insegna della rinascita e della ricostruzione
Un aiuto per essere in grado di “amare Dio e amare il prossimo, con un cuore puro
e semplice come quello di un bambino”: così l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe
Molinari, scrive in una lettera ideale a Papa Celestino V alla vigilia della seconda
Perdonanza dopo il terremoto che ha sconvolto la città nell’aprile 2009. “A cosa serve
il perdono in una città senza speranza? – è la sua domanda, ripresa dal quotidiano
Avvenire – Perdonare significa aver riconosciuto di avere bisogno, noi per primi,
del perdono di Dio. È un grande atto di umiltà e di verità riconoscersi bisognosi
di perdono; significa anche riconoscere che non siamo i migliori del mondo”. Il presule
conclude la sua lettera al Pontefice che per primo concesse l’indulgenza plenaria
con la Bolla del Perdono nel 1294, chiedendo la forza di “lavorare insieme, sperare
insieme per poter ricostruire insieme le nostre case e le nostre anime”. Le celebrazioni
per la 716.ma Festa del Perdono all’Aquila, che chiudono lo speciale anno di grazia
indetto per l’ottavo centenario della nascita di Celestino V, prevedono oggi l’accensione
del fuoco del Morrone in piazza Duomo e il terzo appuntamento mondiale del Sermig
dei giovani; domani il clou con l’apertura della Porta Santa di Collemaggio ad opera
del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani. La Porta Santa resterà aperta fino ai Vespri di domenica
prossima, quando sarà celebrata anche la Perdonanza delle aggregazioni laicali e dei
malati. (R.B.)