Alluvioni in Pakistan: 3 operatori umanitari uccisi dai talebani
La situazione degli alluvionati in Pakistan si fa sempre più drammatica: le piogge
hanno causato un altro milione di sfollati nelle ultime 48 ore, mentre le autorità
affermano che il bilancio delle inondazioni supererà ampiamente le 1600 vittime finora
accertate. Permangono inoltre grandi difficoltà per i soccorsi. In questo tragico
contesto l’Agenzia Fides rende noto che tre operatori umanitari che operavano nella
valle di Swat, nel nord del Paese, sono stati uccisi dai talebani pakistani, mentre
lavoravano per portare gli aiuti. L’attacco degli integralisti islamici, che ha provocato
anche diversi feriti in due villaggi, è avvenuto fra il 24 e il 25 agosto. A riferirlo
alla Fides è stato padre Robert Mc Culloch, sacerdote della Società di San Colombano
per le missioni estere, missionario in Pakistan da oltre 32 anni, e confermata da
fonti delle organizzazioni umanitarie locali. La notizia dell’attacco e della morte
dei tre – spiegano le fonti di Fides – “è stata protetta da funzionari civili e militari
pakistani, che hanno cercato di impedirne o ritardarne la circolazione sui mass-media
(data la delicatezza e la gravità dell’accaduto), nel timore che episodi di tal genere
possano scoraggiare le organizzazioni umanitarie impegnate in loco”. I fondamentalisti
avevano minacciato nei giorni scorsi di attaccare gli operatori umanitari occidentali.
Sulla situazione Stefano Leszczynski ha intervistato Michael O’Brien,
responsabile del Comitato della Croce Rossa Internazionale a Islamabad:
R. – The
situation with climate is very difficult. ... E’ ancora una situazione estremamente
difficile. Le inondazioni che hanno colpito il nord-ovest del Paese si sono spostate
verso le provincie più meridionali. Secondo le Nazioni Unite 17 milioni di persone
sono state colpite e almeno 8 milioni di persone hanno bisogno di aiuti urgenti. Su
un milione di abitazioni interessate dalle alluvioni almeno 3 quarti sono state completamente
distrutte e al momento è ancora molto difficile portare i soccorsi a molte delle persone
che sono rimaste isolate.
D. - La difficoltà nel consegnare gli aiuti
rischia di esasperare le tensioni già esistenti nel Paese tra gruppi etnici e religiosi
diversi?
R. – Well, I can say... Posso dire che, per quanto
riguarda il Comitato Internazionale della Croce Rossa, noi lavoriamo a stretto contatto
con la Protezione civile pakistana i cui volontari operano in tutto il Paese e siamo
riusciti a fornire assistenza di alimenti e generi di prima necessità, comprese tende
e cucine da campo. Noi non abbiamo avuto difficoltà a consegnare gli aiuti nelle aree
in cui operiamo, ma molte organizzazioni stanno impiegando molto più tempo per essere
operative in Pakistan ed io credo che questo sia il motivo per cui un gran numero
di persone sono ancora senza gli aiuti necessari.
D. - Una delle preoccupazioni
in Pakistan è rappresentata dalla minaccia di gruppi integralisti islamici che non
vogliono le organizzazioni umanitarie occidentali nel Paese. Voi come vivete questa
situazione?
R. – We take all of the situation ... Prendiamo
la questione molto seriamente e ci preoccupiamo della sicurezza dei nostri cooperanti,
ma la Croce Rossa è un po’ diversa dalle altre organizzazioni che operano in Pakistan.
Noi operiamo nel Paese da 30 anni e lavoriamo a stretto contatto con la Mezzaluna
Rossa pakistana. Ritengo che siamo ben visti nel Paese perché tutta la nostra attività
è molto trasparente e ci concentriamo esclusivamente sul versante umanitario. Parliamo
con tutte le componenti della società pakistana ed in passato abbiamo svolto il lavoro
che stiamo facendo ora per le vittime delle alluvioni anche per i profughi prodotti
dalla guerra. Quindi comprendiamo che queste minacce vano prese seriamente, ma speriamo
di poter continuare il nostro lavoro perché per noi la priorità è sempre quella delle
vittime.