La Chiesa cilena ricorda i 25 anni dell'Accordo nazionale per il ritorno alla democrazia
Ieri, in Cile, la Conferenza episcopale con una dichiarazione del suo presidente,
mons. Alejandro Goic, vescovo di Rancagua, ha ricordato i 25 anni dello storico documento
"Accordo nazionale per la transizione alla democrazia", elaborato con il contributo
della Chiesa locale e firmato dai massimi rappresentanti dei partiti politici; documento
che ha aperto le porte al ritorno del Paese al sistema democratico. I vescovi cileni
invitano a riflettere sul significato di un gesto così coraggioso e profetico e al
tempo stesso così fondamentale per il futuro del Cile e, quindi, esortano a meditare
sulle sfide che deve affrontare la nazione. "Si tratta, scrivono i presuli, di un'occasione
molto propizia per riflettere sul valore che ha oggi nella nostra società il dialogo
e l'intesa pacifica alla ricerca dei grandi obiettivi nazionali". Dopo aver descritto
le vicende che attraversava il Paese, in quel momento governato dal regime militare
del generale Augusto Pinochet, salito al potere nel settembre 1973, i vescovi cileni
rendono omaggio alle persone che ebbero il coraggio - nonostante le molte critiche
e incomprensioni - di proporre quest'Accordo, prima di tutti l'allora arcivescovo
di Santiago del Cile, il cardinale Juan Francisco Fresno. I presuli ricordano quindi
Giovanni Paolo II quando, nel corso del suo viaggio nel Paese (1987), a più riprese
sottolineò che "il Cile ha vocazione d'intesa e non di scontro" e, incontrando tutti
i settori sociali e politici della nazione, incoraggiò con fermezza l'applicazione
dell'Accordo ispirato e voluto dalla Chiesa cilena. "Vogliamo fare memoria di quest'Accordo
nazionale di 25 anni fa e celebrare i suoi grandi meriti", osservano i presuli che
esortano i cileni "a cercare sempre, nei propri atteggiamenti, linguaggio e stili
di vita, l'unità e l'intesa tra fratelli; in particolare nei rapporti interpersonali,
nella vita quotidiana e nelle proprie responsabilità sociali". Infine, invocando la
protezione del Signore e della Vergine Santa, i vescovi rinnovano ancora una volta
la loro solidarietà ai 33 minatori intrappolati in una miniera, e ai loro parenti,
e pregano perché possano essere salvati presto ed essere restituiti ai loro cari e
al Paese stesso toccato da questa "tragedia nella sua anima". (A cura di Luis Badilla)