Il vescovo di Melfi: senza dialogo ci perdono tutti
Dal meeting di Cl a Rimini, l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne
rilancia il patto sociale, ma difende anche il comportamento dell’azienda nella vicenda
di Melfi. Il presidente della Repubblica, Napolitano, rispondendo a una lettera dello
stesso Marchionne ha scritto che “anche in Italia si sa apprezzare lo straordinario
sforzo compiuto per rilanciare l'azienda”. Giampiero Guadagni
E Simona
De Santis ha raccolto il commento di mons. Gianfranco Todisco, vescovo della diocesi
di Melfi-Rapolla Venosa:
R. - Noi
vescovi della Basilicata, abbiamo chiesto un incontro non soltanto con la dirigenza
della Fiat di Melfi, ma anche con le rappresentanze sindacali. Nei prossimi giorni,
riprenderemo il dialogo proprio perché la Chiesa possa dare una parola di speranza
e di conforto agli operai, ma anche la dirigenza della Fiat, io credo voglia sentire
da noi qualcosa che serva a riconoscere il bene che la Fiat sta facendo, non soltanto
a Melfi, ma in diverse parti d’Italia. In ogni modo, credo che la legalità debba essere
sempre rispettata e dunque la decisione del giudice di ammettere gli operai a lavoro
va rispettata, anche se la Fiat ha le sue buone ragioni, non mi sembra sia giusto
riammetterli senza farli lavorare.
D. - C’è qualcosa che lei vuole dire
agli operai e in genere a tutti i lavoratori e anche alle famiglie che sono in pena
in questo momento...
R. - Vorrei dire innanzitutto ai dirigenti della
Fiat di avere fiducia nella giustizia. Agli operai vorrei dire di tener conto del
particolare momento in cui ci troviamo. Ci deve essere sempre questa intesa tra datore
di lavoro e chi svolge il lavoro. Se questa conflittualità viene accentuata, abbiamo
tutti da perdere. Senza dubbio, è una situazione molto, molto incresciosa. C’è da
cambiare qualcosa nei rapporti tra lavori e azienda: non mi sembra sia giusto pensare
che soltanto perché qualcosa non va allora la colpa è tutta dei datori di lavoro,
oppure tutta degli operai.
D. - Secondo lei, qual è la via migliore
per creare un clima di distensione?
R. - La prima cosa, quella di abbassare
i toni, da parte di tutti, altrimenti non si riesce mai a dialogare. Si dialoga quando
si è sereni: il benessere di un Paese dipende dal concorso di tutti.