2010-08-26 14:19:39

Benedetto XVI per i 100 anni dalla nascita di Madre Teresa: è stata un "dono inestimabile", il suo esempio illumini di carità i cuori di tutti


Cento anni fa, da una famiglia albanese veniva al mondo a Skopje – oggi città della Macedonia – l’Angelo dei poveri, Madre Teresa di Calcutta. E oggi il mondo ricorda con numerose celebrazioni questo importante anniversario. Lo ha fatto Benedetto XVI, con un messaggio inviato a suor Prema, superiora generale delle Missionarie della Carità, che la Beata fondò nel 1950. Madre Teresa, scrive il Papa, è stata in vita un “dono inestimabile” e continua a esserlo “attraverso l'amoroso e instancabile lavoro di voi, sue figlie spirituali”. Possa il suo esempio, è l’invito del Pontefice, spingervi “a donare voi stesse generosamente a Gesù, che voi vedete e servite nei poveri, nei malati, nelle persone sole e abbandonate”, e “ad accogliere l'invito di Gesù ‘Vieni, sii la mia luce’”. A Madre Teresa, Benedetto XVI si è più volte riferito in tanti discorsi. Alessandro De Carolis ricorda alcuni dei passaggi più significativi: RealAudioMP3

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Essere sorriso e fuoco per il mondo, quando hai ombre e ghiaccio dentro. E’ la “commedia” divina dei Santi, è stata per lunghissimi anni la vita di Madre Teresa. Una piccola donna grande come il Vangelo, che ha insegnato in che modo, se si ama Cristo, è possibile dare i contorni del Paradiso agli inferni delle più abbiette miserie umane. “Madre Teresa – si legge nel Messaggio inviato dal Papa alle Missionarie della Carità – ha esemplificato davanti al mondo le parole di San Giovanni: ‘Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di Lui è perfetto in noi.’ Questa perfezione, propria di una natura divina, è stata conosciuta dal mondo del Novecento attraverso i mille gesti di carità e le poche, sapienti parole di una creatura umana:

“La Beata Madre Teresa di Calcutta non è stata forse, nei nostri tempi, una testimone indimenticabile della vera gioia evangelica? Viveva quotidianamente a contatto con la miseria, il degrado umano, la morte. La sua anima ha conosciuto la prova della notte oscura della fede, eppure ha donato a tutti il sorriso di Dio”. (Angelus, 16 dicembre 2007)

La “notte oscura” della fede: nel 2007, a dieci anni dalla scomparsa, arrivò nelle librerie un volume che raccoglieva le lettere in cui Madre Teresa confidava di questa particolare percezione di aridità avvertita nell’anima, vissuta e spiegata nei secoli passati anche da grandi mistici. In un’epoca, come la nostra, in cui il privato ha senso solo se è offerto in pasto al pubblico, riesce davvero difficile comprendere il senso di ciò che visse Madre Teresa. Il predicatore pontificio, padre Raniero Cantalamessa, la spiegò così in un articolo: “La interminabile notte di alcuni santi moderni è il mezzo di protezione inventato da Dio per i santi di oggi che vivono e operano costantemente sotto i riflettori dei "media". È la tuta d'amianto per chi deve andare tra le fiamme; è l'isolante che impedisce alla corrente elettrica di disperdersi, provocando corti circuiti…”:

“Con tutta la sua carità, la sua forza di fede, Madre Teresa soffriva del silenzio di Dio. Da una parte, dobbiamo sopportare questo silenzio di Dio anche per potere capire i nostri fratelli che non conoscono Dio. Dall’altra, con il Salmo possiamo sempre di nuovo gridare a Dio: ‘Parla, mostrati!’. E senza dubbio nella nostra vita, se il cuore è aperto, possiamo trovare i grandi momenti nei quali realmente la presenza di Dio diventa sensibile anche per noi. (Agorà dei giovani di Loreto, 1 settembre 2007)

Ma “sarebbe grave errore – proseguiva padre Cantalamessa in quell’articolo – pensare che la vita di queste persone sia tutta tetra sofferenza. Nel fondo dell'anima, queste persone godono di una pace e gioia sconosciute al resto degli uomini, derivanti dalla certezza, più forte in esse del dubbio, di essere nella volontà di Dio”. E questo fu sempre il volto pubblico di Madre Teresa, sia nel fango di uno slum, sia sul podio del Premio Nobel: un volto di pace per i non voluti, i non amati, i non curati. Madre Teresa è stata la dimostrazione vivente – ha affermato Benedetto XVI – del fatto che la gioia “entra nel cuore di chi si pone al servizio dei piccoli e dei poveri”, fino all’ultimo giorno della loro vita:

“Nessun credente dovrebbe morire nella solitudine e nell’abbandono. Madre Teresa di Calcutta aveva una particolare premura di raccogliere i poveri e i derelitti, perché almeno nel momento della morte potessero sperimentare, nell’abbraccio delle sorelle e dei fratelli, il calore del Padre”. (Discorso alla Pontificia Accademia per la Vita, 25 febbraio 2008)

“Noi aspettiamo con impazienza il Paradiso, dove c'è Dio, ma è in nostro potere stare in Paradiso fin da quaggiù e fin da questo momento. Essere felici con Dio significa: amare come Lui, aiutare come Lui, dare come Lui, servire come Lui”, scrisse Madre Teresa nel libro intitolato “La gioia di darsi agli altri”. Dunque – augurò Benedetto XVI due anni fa alle Missionarie della Carità – che questo “stile di amore evangelico”...

“…suggelli e contraddistingua sempre la vostra vocazione perché, oltre all’aiuto materiale, possiate comunicare a quanti quotidianamente incontrate quella stessa passione per Cristo e quel luminoso ‘sorriso di Dio’ che hanno animato l’esistenza di Madre Teresa. (Visita Casa dono di Maria, 4 gennaio 2008).
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